L’artrosi, definita anche osteoartrosi (OA), è una malattia articolare cronica caratterizzata da degenerazione e usura progressiva della cartilagine articolare, con formazione reattiva di tessuto osseo a livello subcondrale e dei margini articolari. Può colpire qualsiasi articolazione, ma interessa soprattutto rachide, anca, ginocchio, mano e piede. 

Epidemiologia
L’artrosi è l’artropatia cronica più frequente.  Diversi studi autoptici e radiografici hanno dimostrato un incremento dell’OA direttamente proporzionale all’età a partire dai 30 anni.
Le sedi più frequentemente colpite da alterazioni degenerative sono il rachide, le articolazioni coxo-femorali, le ginocchia e le piccole articolazioni di mani e piedi.
Un altro dato epidemiologico importante riguarda il sesso. Infatti, nelle donne si è notata una maggiore prevalenza dell’OA. Un tempo veniva considerata come una normale conseguenza dell’invecchiamento, ma in realtà la sua insorgenza è causata dall’interazione tra diversi fattori. 


I fattori di rischio associati all’osteoartrosi sono:

  • Età;
  • Sesso femminile;
  • Obesità;
  • Osteoporosi;
  • Attività lavorativa (sovraccarico funzionale): i fattori meccanici giocano un ruolo fondamentale nella patogenesi dell’artrosi, infatti le alterazioni istopatologiche si manifestano quando il tessuto cartilagineo non è più in grado di resistere agli stress meccanici. Questo si verifica per eccessive sollecitazioni nella cartilagine sana o per sollecitazioni fisiologiche nella cartilagine danneggiata o patologica;
  • Attività sportiva (sovraccarico funzionale);
  • Infortuni;
  • Debolezza muscolare;
  • Deficit propriocettivo;
  • Determinanti genetici;
  • Acromegalia;
  • Condrocalcinosi.

Eziopatogenesi
La matrice cellulare cartilaginea e i condrociti modificano le loro funzioni durante tutto l’arco della vita ed è per questo che l’età viene considerata il più importante fattore di rischio nello sviluppo e nella progressione dell’artrosi primitiva. Con l’invecchiamento si osserva una progressiva riduzione della cellularità della cartilagine articolare per svariate cause (danno ossidativo, ridotta risposta ai fattori di crescita, alterata funzione dei mitocondri e apoptosi finale), e poiché l’omeostasi tissutale è assicurata dai condrociti, la perdita di queste cellule non permette un buon rimodellamento della matrice extracellulare per cui il danno strutturale sarà irreversibile. Un altro fattore eziologico di particolare rilevanza è rappresentato da traumi articolari importanti e dai microtraumi ripetuti nel tempo, associati ad attività lavorative o sportive logoranti per le articolazioni. 
L’artrosi è una patologia che interessa non solo la cartilagine ialina, ma tutti i tessuti articolari, come membrana sinoviale, capsula articolare e legamenti. Può essere definita come un processo dinamico caratterizzato dal rimodellamento della normale anatomia articolare con neoformazione di osso, tessuto simil-cartilagineo e tessuto connettivo sotto forma di osteofiti oltre naturalmente alla degenerazione cartilaginea. Tuttavia, mentre in alcuni casi questo processo raggiunge uno stato di equilibrio senza progressione delle lesioni, in altri si riscontra un fanno articolare sintomatico, caratterizzato da progressivi fenomeni degenerativi con fibrillazione, fessurazione e lesioni focali della cartilagine fino alla completa esposizione dell’osso subcondrale. 

La cartilagine articolare è un tessuto privo di vascolarizzazione e innervazione. Riceve le sostanze nutritive dal liquido sinoviale e dall’osso sub condrale sottostante. La cartilagine è costituita da condrociti e matrice extracellulare. La matrice extracellulare è costituita per la maggior parte da acqua e per la restante parte da macromolecole tra cui proteine e glicosamminoglicani.

Anatomia Patologica
L’artrosi viene suddivisa in base all’eziologia, in due forme: idiopatica (o primitiva) o secondaria. L’artrosi idiopatica può essere ulteriormente suddivisa in forme localizzate e diffuse. Le forme localizzate colpiscono più spesso il ginocchio, l’anca, la mano, il piede o il rachide. 

Coxoartrosi
L’artrosi primitiva dell’anca rappresenta circa il 40-50% di tutte le patologie articolari in questa sede. Alcuni autori hanno riscontrato che nella patogenesi della coxartrosi primitiva entrano in gioco lievi alterazioni morfologiche come il conflitto femoro-acetabolare, che causano con il passare del tempo lesioni cartilaginee. Il sintomo iniziale è rappresentato da dolore inguinale che compare alla mobilizzazione attiva e passiva, con possibile irradiazione a livello gluteo e lungo la faccia anteriore della coscia fino al ginocchio. Con il progredire della patologia la sintomatologia algica si manifesta non solo durante il movimento, ma anche a riposo e si associa a limitazione funzionale con rigidità articolare. Negli stadi più avanzati il dolore disturba il riposo notturno e i pazienti spesso presentano una contrattura in flessione dell’anca. Nella deambulazione può essere presente una zoppia coxalgica, con caduta del bacino verso il lato sano. In caso di importante danno osseo, si noterà una dismetria degli arti inferiori.

Gonartrosi
Interessa più frequentemente il compartimento femoro-tibiale mediale e quello femoro-rotuleo, ma può coinvolgere tutti e tre i compartimenti del ginocchio.
In presenza di un interessamento del compartimento mediale, si noterà una deviazione in varo del ginocchio, invece la deformità in valgo, più rara si associa invece alla degenerazione laterale. I pazienti che sono affetti da gonartrosi sentono dolore a livello dei compartimenti interessati. Inoltre, la sintomatologia è accentuata dal carico, dalla deambulazione e dalla salita e discesa delle scale. L’interessamento monolaterale del ginocchio, soprattutto nell’uomo, si riscontra spesso in seguito a una MENISCECTOMIA o un precedente trauma. 

Osteoartrosi delle mani: Si presenta in forma nodulare o erosiva. In entrambi i casi si presenta come un’artrosi generalizzata, con una forte componente genetica. È più riscontrabile nel sesso femminile, e colpisce le articolazioni interfalangee delle dita e le articolazioni carpo-metacarpali, in particolare la trapezio-metacarpale.

Spondilosi 
Le alterazioni degenerative del rachide interessano gran parte della popolazione sopra i 45-55 anni ma l’espressività clinica della patologia è molto variabile e diviene rilevante solo in una piccola percentuale dei casi. Nello sviluppo della spondilosi il principale fattore di rischio è l’ereditarietà anche se come per le altre localizzazioni, i fattori costituzionali e le attività lavorative hanno un ruolo molto importante. Il rachide cervicale, il tratto lombare e il passaggio lombo-sacrale sono le localizzazioni più frequenti: i pazienti lamentano dolore e limitazione funzionale. All’esame obiettivo si riscontra dolorabilità pressoria in corrispondenza dei processi spinosi e delle docce paravertebrali: può essere presente un’iperlordosi lombare di tipo antalgico. In seguito al restringimento dei forami intervertebrali, alla riduzione dello spessore del disco intervertebrale, alla presenza di osteofiti o deviazioni secondarie del rachide, si possono manifestare disturbi legati all’irritazione delle radici nervose e del midollo spinale.

Artrosi secondaria
Nei pazienti di età inferiore a 40 anni che manifestino segni e sintomi propri dell’artrosi o in pazienti che presentino l’interessamento di una sola articolazione o di una tra le articolazioni meno comunemente colpite, è necessario ricercare fattori o patologie predisponenti. Un’anamnesi positiva per una frattura articolare o per pregressi infortuni è un tipico presupposto allo sviluppo di artrosi secondaria (post-traumatica). L’artrosi secondaria riconosce diverse condizioni che possono causare, predisporre o aumentare il rischio di sviluppare la patologia. Tra queste ricordiamo:

  • Traumi;
  • Patologie congenite o dall’accrescimento;
  • Artropatie da deposito di cristalli;
  • Altre affezioni dell’osso e della cartilagine come osteonecrosi, morbo di Paget;
  • Alcune patologie sistemiche come diabete mellito, obesità, acromegalia;

Quadro clinico
L’artrosi è una malattia cronica con lesioni osteocartilaginee articolari irreversibili e sintomatologia dolorosa a decorso lento e progressivo. A volte si può assiste a un’evoluzione, con periodi di recrudescenza intervallati da periodi di quiescenza.
La prognosi dipende molto dall’articolazione colpita, dall’attività del paziente e dall’eventuale possibilità di correggere la causa predisponente. I segni e i sintomi dell’artrosi compaiono in genere in persone di età superiore a 40 anni. Il dolore è il sintomo di esordio nella maggior parte dei pazienti ed è il motivo principale per cui il paziente si rivolge al medico. L’artrosi può coinvolgere diverse articolazioni, più frequentemente quelle sottoposte a carichi fra cui arti inferiori e rachide. Nelle persone più giovani che hanno avuto traumi o presentano malformazioni congenite, è più spesso interessata una sola articolazione.
Nelle prime fasi il dolore, localizzato all’articolazione coinvolta è intermittente. Peggiora con l’attività fisica e migliora con il riposo. Con il progredire della patologia, il dolore tende a essere presente anche a riposo e durante la notte, disturbando persino il sonno. Un altro sintomo è la rigidità articolare la quale si manifesta al risveglio o dopo un riposo prolungato, tendendo a migliorare con il movimento. Un importante elemento di disabilità, riferito al paziente anche in assenza di dolore, è la limitazione funzionale intesa come perdita di mobilità, in particolare a livello di anca, ginocchio e mano. All’esame obiettivo si possono rilevare deformità ossee palpabili, dolorabilità pressoria a livello sia della rima sia delle superfici articolari, ipotono e ipotrofismo muscolare. La sintomatologia è caratterizzata da dolore, compromissione funzionale e deformazione articolare.

La radiografia tradizionale è l’esame di scelta e di primo livello per la diagnosi di artrosi. Negli stadi precoci della malattia può risultare negativa e in fasi più tardive non strettamente correlata alla gravità del quadro sintomatologico.
 I segni radiografici caratteristici dell’artrosi sono: la riduzione della rima articolare, la sclerosi dell’osso sub condrale, la presenza di osteofiti e cisti ossee, talvolta presenza di corpi mobili calcifici e di condrocalcinosi.

Trattamento
Vi sono tre obiettivi nel trattamento dell’artrosi:

  • Controllo del dolore;
  • Miglioramento o mantenimento della funzionalità articolare;
  • Riduzione della disabilità.

La scelta del trattamento è condizionata, oltre che dalla gravità del quadro anatomo-clinico, dalle aspettative del paziente, dal suo grado di attività e dalle sedi coinvolte.
I pazienti devono essere educati a uno stile di vita non sedentario, e quando necessario raggiungere un adeguato peso corporeo per ridurre il carico sulle articolazioni coinvolte. 
La chinesiterapia di mobilizzazione articolare e di tonificazione muscolare è in grado di alleviare i sintomi e migliorare il quadro funzionale nelle prime fasi della malattia, mentre in fase avanzata non consente di ottenere risultati soddisfacenti. Non bisogna eccedere nei carichi di lavoro, perché qualsiasi sovraccarico articolare o muscolare risulta dannoso.

La terapia chirurgica è riservata ai pazienti che non hanno ottenuto un beneficio dai trattamenti conservativi eseguiti correttamente e per un tempo adeguato. 

Riferimenti bibliografici
Grassi A.F., Pazzaglia E.U., et al. – Manuele di ortopedia e traumatologia, Seconda edizione – Elsevier (2012)

A cura di
Dott.ssa Marta Doria e Dott. Gianmaria Celia

Commenta con Facebook

Tags

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *