Negli ultimi giorni, cresce la paura per i titolari di palestre e centri sportivi, di una nuova chiusura, visto il moltiplicarsi di casi da COVID 19. I centri sportivi hanno dimostrato di essere in prima linea per la salvaguardia della salute, eppure continua la preoccupazione su un’imminente chiusura.

Ma perché non andrebbero chiuse?
L’attività fisica è in grado di prevenire il rischio di tumori del 20 -40%, patologie cardiovascolari, diabete e malattie legate alla sindrome metabolica, tanto che si stima che 3 milioni di persone l’anno potrebbero salvarsi la vita solo facendo sport (secondo dati dell’OMS). Si tratta inoltre delle stesse patologie che più concorrono al peggioramento del quadro clinico di un ammalato di COVID 19.
Lo sport rafforzando le nostre difese immunitarie rappresenta un coadiuvante nella lotta al COVID, se condotto in sicurezza nei centri sportivi.


Nonostante i centri sportivi abbiano mostrato di essere in prima linea per la salvaguardia della salute e della sicurezza, dandosi delle regole certe, con protocolli di sicurezza validati scientificamente, continua la campagna mediatica che ne paventa un’imminente chiusura.

Lo sport, anche quello di contatto, secondo il DPCM, qui può avvenire in maniera sicura perché soggetto al controllo di norme sanitarie fissate dall’Istituto Superiore di Sanità, perché qui la partita di calcio come l’aerobica avviene in un contesto in cui lo staff, dalla reception agli istruttori, controlla costantemente il rispetto del protocollo di sicurezza.

Mai come in questo periodo, la salute è al centro dell’agenda di Governo e al dei pensieri delle persone ed è per questo che ANIF, forte delle stesse parole del Ministro dello Sport, richiede la tutela e la difesa di un settore che sta giocando un ruolo chiave nella promozione della salute e di sani stili di vita.
Le associazioni e società dilettantistiche sono infatti quei luoghi dove la popolazione tutta, dai giovani, agli adulti ha la chance di intraprendere un percorso di salute, come cambiamento di stile di vita, che può essere conquistato solo con un’attività fisica strutturata, frequente e costante.

Il settore si è dotato di un protocollo governativo validato scientificamente e, per far questo, in controtendenza con i bilanci sempre più erosi dalla chiusura, ha sostenuto investimenti esosi per le spese di sanificazione e disinfezione.

Da sempre ANIF si impegna per sensibilizzare istituzioni e media sulla funzione primaria di queste strutture e, adesso, in fase di pandemia, non accetta che siano ricondotte solo a luoghi di aggregazione, alla stregua di locali della movida, in quanto la socialità che si vive nei centri sportivi è solo una parte di un percorso deputato alla salute e al benessere.

In Italia un bambino su tre è obeso o in sovrappeso e, la sedentarietà è responsabile del 14,6% di tutte le morti in Italia, pari a circa 88.200 casi all’anno e, di una spesa in termini di costi diretti sanitari di 1,6 miliardi di euro annui.

A cura di
Redazione

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