Gioco-sport: l’importanza nei bambini

Condividi l'articolo

Cos’è il gioco, perché è fondamentale per lo sviluppo del bambino e quali sono le sue finalità educative

Il gioco non è soltanto un passatempo o un semplice svago, ma rappresenta uno strumento educativo fondamentale per lo sviluppo cognitivo, motorio, affettivo e sociale del bambino. Nel corso della storia numerosi studiosi, da Piaget a Freud, da Claparede a Lewin, hanno indagato sul significato e sulle finalità dell’attività ludica, sottolineandone il ruolo centrale nella crescita dell’individuo. In questo articolo approfondiremo le principali teorie sul gioco e il suo valore educativo, con particolare attenzione al gioco motorio, che costituisce la base dell’educazione fisica e dell’apprendimento esperienziale.

Il gioco è una delle attività più spontanee e naturali dell’essere umano, capace di unire fantasia, movimento, emozione e socialità. L’attività ludica viene spesso identificata come attività libera ed espressiva, in cui l’intervento dell’adulto o dell’educatore è ridotto al minimo per lasciare spazio alla creatività e all’immaginazione del bambino.

Nel corso dei secoli, diversi studiosi hanno cercato di interpretare e spiegare il valore del gioco. Karl Cros, ad esempio, lo descrive come una forma di esercizio preparatorio alla vita adulta, un vero e proprio allenamento che consente al bambino di sviluppare abilità utili ai compiti futuri. Di opinione differente fu H. Spencer, che considerava il gioco come espressione di un’eccedenza di energia, una sorta di “spreco” non finalizzato agli scopi vitali fondamentali.

Per Schiller, invece, il gioco nasce da un bisogno creativo e dal desiderio di libertà espressiva, mentre per Édouard Claparede rappresenta un mezzo attraverso il quale il bambino può canalizzare impulsi aggressivi in modo socialmente accettabile, preparandosi al tempo stesso alla vita adulta e sviluppando funzioni cognitive, percettive e motorie.

Una visione più strutturata è quella di Jean Piaget, che inserisce il gioco all’interno del processo di equilibrio tra assimilazione e accomodamento: nei giochi funzionali il bambino assimila la realtà a schemi già acquisiti, mentre nei giochi simbolici esercita un’assimilazione più complessa, legata al pensiero e alla fantasia.

Anche Kurt Lewin propose un’interpretazione interessante, considerando il gioco come uno “spazio vitale” intermedio tra realtà e fantasia, un piano che mantiene legami con il mondo reale ma permette allo stesso tempo l’attivazione di meccanismi magici e immaginativi.

In ambito educativo e sportivo, il contributo di Baumann, considerato padre della ginnastica italiana, è particolarmente rilevante. Egli definiva il gioco come una competizione tra due o più parti, basata sull’emulazione e sul desiderio di superarsi in qualità fisiche o intellettuali.

Infine, la prospettiva psicoanalitica di Sigmund Freud sottolinea il doppio valore del gioco: progressivo, poiché stimola lo sviluppo e la crescita dell’individuo, e regressivo, in quanto tende a mantenere il bambino ancorato a modalità di comportamento più edonistiche e meno mature. In questa teoria la fantasia diventa il cuore stesso dell’attività ludica.

Gioco e sviluppo del bambino

Il gioco, e in particolare il gioco motorio, è una delle dimensioni centrali dell’educazione fisica e accompagna l’essere umano lungo tutto l’arco della vita. Se nell’adulto rappresenta un’occasione di svago, rilassamento e socializzazione, nel bambino assume un ruolo formativo fondamentale.

Attraverso il gioco si delineano le principali capacità senso-motorie, percettive, affettive e intellettive, e il bambino impara a conoscere il proprio corpo, ad acquisire sicurezza nei movimenti, a sviluppare creatività e ad entrare in relazione con gli altri. La psicologia moderna evidenzia lo stretto legame tra gioco e fantasia: entrambi traggono origine da dinamiche inconsce, trasformando in simboli bisogni, conflitti e desideri.

In questo senso, il gioco non può essere ridotto a un semplice “sfogo di energie”, ma deve essere interpretato come un vero e proprio lavoro del bambino, ricco di obiettivi educativi e di significati profondi. Ogni attività ludica porta con sé un risultato, un impegno, un rispetto delle regole e dei compagni, stimolando l’autonomia e il senso di responsabilità.

Finalità educative del gioco motorio

Il gioco-sport e le attività ludiche rappresentano strumenti essenziali per lo sviluppo globale del bambino. Tra le principali finalità che emergono vi sono:

  • Il miglioramento dell’equilibrio emotivo e dell’autoregolazione;
  • Lo sviluppo delle capacità motorie personali e dell’espressività corporea;
  • Il sostegno all’evoluzione organica e funzionale dell’organismo;
  • Il potenziamento delle abilità cognitive e intellettive;
  • La promozione della socializzazione e della crescita armonica all’interno del gruppo.

Il gioco, dunque, diventa un canale privilegiato attraverso cui educare la persona nella sua totalità, ponendo le basi per una formazione integrale che unisce corpo e mente.

Conclusione

Il gioco non è mai fine a sé stesso: è il linguaggio attraverso cui il bambino comprende la realtà, esplora il mondo, sperimenta ruoli e costruisce la propria identità. Integrare il gioco motorio all’interno dei percorsi educativi significa non solo stimolare il movimento, ma anche favorire lo sviluppo emotivo, relazionale e cognitivo. Ogni attività ludica diventa così un’opportunità di crescita e di apprendimento, un ponte tra fantasia e realtà che accompagna l’individuo lungo tutta la vita.

Pertanto, fateli giocare questi bambini. Hanno bisogno di essere felici, non i migliori.

Riferimenti Bibliografici

  • Dalle Grave, R.Psicologia del gioco e dell’attività motoria – 2003
  • Piaget, J.Play, Dreams and Imitation in Childhood. Routledge – 1962

A cura di
Dott.ssa Marta Doria e Dott. Gianmaria Celia

Esplora altri articoli

Vuoi rimanere aggiornato?

entra nei nostri canali