Per leadership s’intende la capacità di influire sulle persone allo scopo di perseguire ben determinati obiettivi. L’influenza determina un consenso volontario rispetto a certi obiettivi del gruppo o dell’organizzazione. Si ha la persuasione degli altri per seguire un obiettivo comune.
Il leader è la persona che esercita più influenza in un gruppo degli altri membri più di quanto sia essa stessa influenzata.
Esistono vari tipi di leadership:

  • Informale: si ha il consenso di altri membri;
  • Formale: legittima esternazione;
  • Funzionale: capacità lavorative;
  • Emotiva: capacità individuali.

Quando un leader ottiene sia quella funzionale che quella emotiva si parlerà di leadership carismatica.


Secondo Lewin, i 3 modelli comportamentali del leader possono essere 3:

  • Autocratico: esercita il potere dispoticamente, determina la linea del gruppo. Provoca aggressività e apatia. Funziona in situazioni di emergenza;
  • Democratico: stimola la partecipazione, accetta critiche, distribuisce responsabilità. Diminuisce l’aggressività e stimola la motivazione;
  • Laissez-faire (lassista): è disinteressato, non stimola, non controlla, non collabora. Pertanto, il gruppo sarà poco coeso e non c’è collaborazione. Si può trasformare facilmente in autoritario o scompare.

Le abilità che deve avere un leader:

  • Personali: consapevolezza dei punti di forza e dei propri limiti;
  • Relazionali: capacità di approccio e linguaggio;
  • Di pensiero strategico: programmazione del percorso migliore per raggiungere lo scopo;
  • Di pensiero sistemico: prevedere e influenzare i comportamenti del gruppo.
Differenze di genere

La leadership sembra essere, prima ancora che un argomento astratto di discussione, un bisogno concreto degli uomini. Qualunque creatura viva in comunità ha bisogno di un “capo”. La leadership è il frutto della differenziazione dei ruoli, e il leader è la persona che dirige un gruppo e ne facilita il comportamento.

Caratteristiche di un buon leader:

  • Creatività;
  • Fiducia in sé stesso;
  • Energia;
  • Determinazione;
  • Desiderio di eccellere e di essere riconosciuto;
  • Fiducia nel gruppo dei collaboratori;
  • Autorevolezza;
  • Capacità di compiere scelte difficili.

Leader è però anche la persona che gli altri vedono come la più adatta (e che non è detto che lo sia davvero), che dispensa punizioni, che si serve del suo potere per raggiungere scopi disonesti, che considera il successo più importante del raggiungimento di obiettivi comuni.

Secondo la teoria del grande uomo tutti i grandi personaggi della storia hanno in comune alcuni aspetti della personalità. Malgrado i molteplici tentativi, non hanno in comune alcuni aspetti della personalità. Non si è però riusciti ad ancorare la leadership ad alcun tratto della personalità. Resta impossibile tracciare un qualsiasi profilo di un leader universalmente valido.

L’approccio situazionale
Un leader efficace in un determinato contesto è l’individuo meglio equipaggiato per aiutare il gruppo a raggiungere i suoi obiettivi in tale contesto. In un altro contesto o in un altro luogo, qualcun altro può emergere come leader. In sostanza, non esistono dei leader assoluti.

Studi recenti hanno proposto una nuova e più dettagliata classificazione degli stili di leadership:

  • Autoritario/coercitivo: obbedienza immediata a direttive impartite senza dare spiegazioni;
  • Paternalistico/prescrittivo: riconosce negli altri un certo grado di maturità, da loro un discreto sostegno morale;
  • Affiliativo/direttivo: cerca di ottenere il consenso fungendo da educatore. Conta molto sulla comunicazione e sui legami emozionali;
  • Democratico: aperto al confronto, esprime fiducia nei collaboratori e li sostiene nelle loro attività;
  • Trascinatore: da importanza alla relazione, da l’esempio e stimola i collaboratori a responsabilizzarsi senza però delegare gli altri alle decisioni;
  • Allenatore: crea un clima di squadra, è aperto alla comunicazione e spiega come si fa ad ottenere i risultati migliori;
  • Permissivo/orientato alla delega: non ritiene necessario formulare direttive precise ma usa la delega. Stabilisce i limiti entro cui il gruppo deve operare ed invia feedback.

Secondo Fiedler, è indispensabile considerare anche il controllo situazionale, definibile come il grado di sicurezza e di fiducia che il leader nutre nella possibilità di riuscire a svolgere il proprio compito. Esso dipende da 3 fattori:

  • Relazioni leader/membri: un leader che lavora in un clima di fiducia e stima da parte del gruppo troverà il suo compito più piacevole;
  • Struttura del compito: un gruppo cui è stato affidato un compito molto semplice, è molto più facile da dirigere rispetto ad un gruppo il cui lavoro è complesso;
  • Minore/maggiore potere: i leader possono avere a disposizione molte forte di ricompense o punizioni esercitando autorità. Se la loro posizione è debole non possono avere il potere necessario.

I mezzi che dispone il leader per dare corpo alla sua influenza sono: la posizione occupata, la personalità del leader, le fantasie che gli altri proiettano sul leader. Il primo senza il secondo sfocia in un malcontento. 

I fattori che mettono un individuo nelle condizioni di essere influenzato dal leader sono 5 a seconda che l’individuo veda nel leader:

  • Un esempio (desiderio di diventare come lui);
  • Un esperto;
  • Colui che gratifica;
  • Colui che punisce (timore);
  • L’autorità legittima.

La figura dell’allenatore come leader ha un grande potere di posizione. L’allenatore è al contempo un tecnico, un educatore, un organizzatore e un leader che deve passare dal giudice all’amico, dal punitore all’animatore.

Le principali caratteristiche che dovrebbe avere sono:

  • Partecipare ad ogni iniziativa o attività del gruppo;
  • Deve essere un modello per il gruppo dentro e fuori il contesto sportivo;
  • Deve stilare il programma di lavoro;
  • Deve liberare la squadra dall’onere di prendere decisioni difficili;
  • Deve controllare le relazioni tra i membri;
  • Dev’essere formato dal punto di vista tecnico, professionale e psicologico.

Come per il leader, non esiste un modello standardizzato di allenatore ideale. È un bravo allenatore chi sa adattare i propri comportamenti e la propria gestione del gruppo ad ogni singola situazione. 

A cura di
Dott.ssa Marta Doria e Dott. Gianmaria Celia

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