Lo sport entra nelle classi dei bambini con insegnanti specializzati assunti come i maestri di scuola. Per due ore a settimana. Il governo Draghi ci riprova ritirando fuori dal cassetto il progetto di legge fermo al Senato con l’obiettivo di portarlo a casa per l’anno scolastico 2022-23. Le medaglie olimpioniche conquistate a Tokyo e alle Paralimpiadi hanno di nuovo alzato la palla, fornito un assist per riaccendere i riflettori sull’attività motoria alla primaria che nelle nostre scuole è senza un’orario definito, affidata alla buona volontà di maestri e maestre non specializzati o alle convenzioni con le associazioni sportive, più attive e numerose al Nord.
Vecchio e annoso problema: tutti d’accordo, a destra e a sinistra, sull’importanza dello sport come fatto educativo, ma poi la “ginnastica” rimane la Cenerentola tra i banchi dei più piccoli sebbene sia materia curriculare con giudizio in pagella, complice anche lo stato disastroso di palestre e strutture sportive negli istituti. Ci provò l’ex ministro leghista Marco Bussetti, insegnante di educazione fisica, ora quel progetto di legge viene rivisitato e rilanciato, condiviso dal ministro Patrizio Bianchi e dalla sottosegretaria allo Sport Valentina Vezzali dopo un incontro con il premier Mario Draghi. “Siamo vicini a un obiettivo epocale” dichiara la pluriolimpionica (sei ori nel fioretto) campionessa. Il progetto di legge prevede di entrare in vigore a settembre 2022, dopo la Finanziaria e i fondi del Pnrr che ha le palestre tra le sue voci.
L’idea è di introdurre due ore a settimana, dalla prima alla quinta elementare, affidate a laureati in Scienze e tecniche dello Sport o delle attività motorie, i due titoli specialistici indicati come necessari. Per garantirlo nelle 126mila classi occorre assumere 11.524 insegnanti in educazione motoria per un costo di 367 milioni. Due le ipotesi in campo: l’assunzione mediante l’aumento dell’orario nelle scuole a modulo (27-30 ore settimanali) e la compresenza di docenti specializzati al tempo pieno; oppure la sostituzione, per le ore di educazione motoria, del docente comune con uno specializzato.
“Con il ministro Bianchi e il sottosegretario Sasso stiamo lavorando per portare al presidente Draghi un progetto concreto e realizzabile – spiega Vezzali – Lo sport è un pilastro fondamentale della nostra società e praticarlo dalla scuola primaria è un segno di civiltà del nostro Paese, un investimento per la salute e la formazione dei nostri ragazzi“. Nella difficile ripresa della scuola e dopo i danni causati dai lockdown si corre ai ripari anche rispetto alle attività sportive in classe per i bambini.
In attesa del provvedimento legislativo “Sport e salute” ha finanziato per il prossimo anno un piano straordinario di rilancio dell’attività motoria alle elementari: a settembre 76.500 classi avranno un insegnante specializzato per una o due ore a settimana che sarà assunto dalla società pubblica controllata dal ministero dell’Economia e delle Finanze e dedicata alla crescita dello sport di base. L’obiettivo è raggiungere un milione e mezzo di alunni coinvolgendo il 175% in più delle classi rispetto all’anno scorso.
“Finalmente, speriamo sia la volta buona. Io estenderei il progetto di legge anche alla materna” osserva il pedagogista dell’università di Bologna Roberto Farnè. “I danni dalla mancata o scarsa attività motoria nei bambini sono conclamati non solo a livello fisico, ma intellettuale – spiega il docente che insegna Pedagogia del gioco e dello sport – tutti sanno che queste attività sono le più trascurate alla primaria: gli insegnanti di ruolo dovrebbero occuparsene ma di fatto non lo fanno o lo fanno poco, mentre molti istituti se la cavano con le convenzioni con società sportive ma poi diventa avviamento allo sport, mentre conta il gioco, la psicomotricità educativa“.
L’Italia è in ritardo, in Europa si va da un orario minimo raccomandato annuale di 53 ore in Spagna, 85 in Germania e di 108 in Francia. “Gli stessi insegnanti della primaria dichiarano la loro maggiore impreparazione e incompetenza proprio nell’attività motoria e i programmi del corso di studi in Scienze della formazione primaria trascurano questo ambito educativo. Si tratta – conclude Farnè – di correre ai ripari”. Incalzano i deputati 5 Stelle: “Sul progetto c’è massima convergenza. Non ci sono più scuse”.
A cura di
Redazione
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