L’idea di contrastare l’infertilità maschile intervenendo sui precursori degli spermatozoi è ora un po’ meno astratta, grazie allo sviluppo di una tecnica affidabile per riconoscere, isolare e far moltiplicare in laboratorio le cellule staminali che danno origine ai gameti dell’uomo. Gli scienziati della Scuola di Medicina dell’Università di San Diego hanno messo a punto un metodo per ottenere in provetta gli spermatogoni o cellule staminali spermatogoniche (SSC), le cellule che permettono agli uomini di generare migliaia di nuovi spermatozoi ogni pochi secondi, e di diventare padri anche in età molto avanzata.
Tutti i tentativi compiuti finora di coltivare gli spermatogoni in laboratorio per ottenere spermatozoi da utilizzare nei trattamenti per la fertilità si erano scontrati con un problema tecnico: riuscire a isolare queste poche e rare cellule da tutte le altre presenti nei tubuli seminiferi, piccoli condotti contenuti nei testicoli dove vengono “prodotti” gli spermatozoi. Gli scienziati californiani sono risaliti alle cellule giuste dopo aver sequenziato l’RNA di diverse tipologie di cellule dell’apparato genitale maschile e aver trovato una sorta di firma proteica ben riconoscibile sulle cellule che danno origine agli spermatozoi.
Un passo in avanti
Con questo metodo hanno isolato gli spermatogoni nei tessuti campionati in una trentina di biopsie e hanno creato una coltura di staminali capace di resistere e moltiplicarsi in provetta per un periodo compreso tra due e quattro settimane. La popolazione di staminali è stata mantenuta ricca e “vitale” manipolando un enzima, il fattore Akt, che regola la moltiplicazione cellulare. I ricercatori precisano che si tratta di uno studio di scienza di base, non finalizzato ad applicazioni cliniche che, comunque, sono ancora lontane. Per dar modo agli spermatogoni di differenziarsi fino produrre spermatozoi occorrerebbe far resistere queste colture cellulari molto più a lungo fuori dal corpo umano.
Le prospettive, tuttavia, sono interessanti: riuscire a isolare gli spermatogoni dai testicoli permetterebbe, per esempio, di preservare la fertilità di quanti affrontano terapie oncologiche da bambini, prima ancora che gli spermatozoi vengano prodotti; ma anche di correggere, con l’editing genetico, le mutazioni che in alcuni casi impediscono alle staminali di generare spermatozoi.
FONTE: Focus
A cura di
Redazione
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