Si arrabbia per i titoli dei giornali: «Quella passata martedì sera in Consiglio dei Ministri – spiega Vincenzo Spadafora, ministro dello Sport – non è una “riformina” come avete titolato voi ma una riforma globale, importante, con norme molto attese che renderanno più complesso, ricco e funzionale il nostro sistema. Certo, sono deluso che non sia passato il primo dei sei decreti esaminati, quello sulla governance dello sport su cui tutti vi siete concentrati. Ma gli altri cinque avranno impatto enorme sui veri protagonisti del sistema: lavoratori e atleti».

La rivoluzione di cui ha parlato mercoledì Spadafora in conferenza stampa è quella del «lavoro sportivo» che coinvolge quasi 500 mila lavoratori di cui fino a pochi mesi fa non esisteva nemmeno un’anagrafe precisa. Il Fondo Sportivi dell’Inps tutelerà il loro futuro con aliquote prelevate sui compensi che in quattro anni passeranno dal 20 al 33%. Si comincerà dal 1° settembre 2021 e per le prime due stagioni ci saranno 100 milioni di esonero contributivo per chi dovrà versare contributi. «Nessun datore di lavoro si dovrà spaventare» precisa il ministro.


Spadafora è orgoglioso anche degli altri decreti, che prevedono, tra tante altre cose, l’apprendistato sportivo giovanile, un’apertura globale al professionismo femminile con totale parità di genere, la definizione del ruolo di Istruttore Esperto (un diplomato ISEF o Laureato in Scienze Motorie) che dovrà coordinare ogni attività. Alle società sportive verrà concesso di effettuare attività commerciale se funzionale all’autofinanziamento, per i giovani scattano l’abolizione del vincolo sportivo, per i minori non ancora italiani un’equiparazione totale sul piano della partecipazione a gare e campionati. E per i paralimpici pieni accessi ai gruppi sportivi militari.

Sull’atteso fronte della «governance», spiega Spadafora, l’accordo è saltato perché «si è arrivati ad un punto dove c’è stato un forte irrigidimento delle forze in campo. C’è stata mancanza di volontà molto diffusa, irrigidimento da parte del Coni, fortissimo di Sport e Salute e anche delle forze politiche. In assenza del Decreto 1 restano le competenze attuali. Il CONI resta un problema da risolvere, perché se da un lato ora non è intaccata la sua piena funzionalità, esiste un problema di riconoscere al CONI la piena autonomia che merita. Non siamo riusciti a trovare una sintesi tra le forze di maggioranza. Penso che Malagò e Cozzoli (ad di Sport e Salute, ndr) si vedranno presto in questi giorni per rinnovare il contratto di servizio per garantire a Coni la sua piena operatività mentre mi rimetterò alle forze parlamentari, qualora trovino una sintesi la mia disponibilità c’è».

Per certi versi sorprendente la dura presa di posizione sull’Agenzia Ministeriale Sport & Salute, con cui i rapporti sarebbero piuttosto tesi: «Sport e Salute non deve incorrere nella tentazione di diventare un nuovo centro di potere e interessi ma deve portare avanti la missione per cui è stata creata. Credo sia iniziata una nuova era, ma ancora non è iniziato il vero cambiamento che io auspicavo: sarà complice l’emergenza sanitaria, però noi potremo valutare il momento in cui Sport e Salute cambierà e diventerà una società di servizio quando avverranno delle cose che io ho chiesto come atto di indirizzo. E spero che presto si possano vedere i risultati».

Sulla “perpetuità” delle cariche dei presidenti federali, Spadafora ha detto: «Mi hanno detto che non comprendo il valore della continuità. Io rispetto tutti i presidenti di federazione, anche chi sta lì da 30 anni, ma c’è la necessità di discontinuità, di qualificare il proprio impegno anche con la capacità di riuscire a far crescere una nuova classe dirigente. Se uno è presidente da 30 anni e non c’è nessuno che può sostituirlo vuol dire che non ha lavorato bene per il futuro della sua federazione. C’è la necessità di rigenerarsi con le forze che ci sono all’interno della federazione, che però non vengono valorizzate».

«I presidenti di federazione – ha concluso il ministro – sono comunque all’ultimo loro mandato, c’è la norma già esistente, che non abbiamo modificato, dei tre mandati. C’era la norma transitoria per ricandidarsi, inevitabilmente alla fine del prossimo giro ci dovranno essere per forza di cose dei cambiamenti».

A cura di
Redazione

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