Sono d’accordo Spadafora, Malagò e Conte ma il decreto non arriva. Serve condivisione e unità anche pensando a Tokyo.

Il governo non rischia certo di cadere sulla riforma dello sport, ma il rischio di fare una brutta figura mondiale quello sì. Sui poteri del CON e sulla governance sono d’accordo il ministro Spadafora, il presidente Malagò, il premier Conte, eppure il decreto che eviterebbe la sanzione del CIO non arriva. Perché?


Perché nel movimento 5 Stelle non c’è una posizione chiara e condivisa. Lo sport è, per il partito di maggioranza relativa in Parlamento, un argomento sensibile e divisivo da sempre. A partire dal no alle Olimpiadi di Roma, che Malagò avrebbe portato probabilmente a casa regalando alla città risorse di cui ha un bisogno disperato (vedere la Capitale sporca, in ginocchio, senza una prospettiva, è una questione nazionale non locale). Fino ad arrivare al testo di questo decreto, la cui stesura è molto travagliata: superato un ostacolo (il cumulo dei mandati) ne arriva un altro (l’incompatibilità tra presidenza Coni e Milano-Cortina).

Spadafora, consapevole del ritardo, porterà in Consiglio dei ministri un testo su cui conta di avere il via libera degli altri partiti che sostengono la coalizione, Pd e Italia Viva, ma soprattutto dei Cinque Stelle. Testo di cui, al di là delle richieste del CIO, ha bisogno lo sport italiano per poter funzionare. Vanno precisati i compiti di ministero, Sport e Salute, Coni. Un’operazione complicata che deve salvaguardare il diritto dello Stato di esercitare la propria funzione sociale e di controllo sui fondi destinati allo sport, difendendo nello stesso tempo l’autonomia economica e gestionale del Comitato Olimpico nazionale. Le discussioni, per la verità anche le liti, sull’incandescente materia sono state pane quotidiano negli ultimi mesi. Proprio per questo Spadafora ha certamente maturato una risposta legislativa che tenga conto delle diverse domande dei soggetti in questione.

Cortina

Lo sport italiano il prossimo anno ospiterà i Mondiali di sci a Cortina, diverse partite degli Europei di calcio, le Atp Finals di tennis. Poi, nel tempo, toccherà agli Europei di nuoto e di atletica, alla Ryder Cup di golf e infine alle Olimpiadi di Milano-Cortina che – credo glielo possano concedere anche i più irriducibili detrattori – senza Malagò non ce le avrebbero mai assegnate, anche perché l’idea è venuta a lui. Non sono molti i Paesi capaci di avere questo credito organizzativo. Non va sprecato, anzi va capitalizzato. Nella tumultuosa trasformazione che stiamo attraversando, è necessaria la consapevolezza comune che, per continuare a recitare un ruolo da protagonista, lo sport italiano ha bisogno di unità, di condivisione. A maggiore ragione in prossimità dei Giochi di Tokyo. Per uscire dalla stagione tragica segnata dalla pandemia, non possiamo perdere tempo, rinviando all’italiana decisioni importanti che andrebbero prese subito.

FONTE: La Gazzetta dello Sport

A cura di
Redazione

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