“Siamo preoccupati che non si trovi una soluzione. Mi stupisce che non si sia ancora risolto il problema. So che c’è piena disponibilità a farlo, ma per ora solo a parole. L’ennesima dimostrazione che noi italiani, fenomeni nelle emergenze, arriviamo un po’ sempre all’ultimo”. Così il presidente del CONI, Giovanni Malagò, ospite alla Domenica Sportiva, ha ribadito i suoi timori in merito all’avvicinarsi della data del 27 gennaio, quando si riunirà l’Esecutivo del CIO con una situazione ancora irrisolta riguardo all’autonomia del CONI, che espone l’Italia al rischio di sanzioni (niente inno e bandiera a Tokyo). Ma Malagò non si arrende, lavora a tempo pieno per trovare una soluzione e tiene i contatti con tutto il mondo politico, Spadafora incluso. “Per risolvere la questione la legge delega ormai è ‘andata’, si dovrà provvedere con un nuovo strumento – ricorda Malagò. Lo sport purtroppo è finito in una sorta di pantano e questo ha contribuito a impedire che si trovasse una soluzione. Le atlete e gli atleti sono allarmati e preoccupati dalle conseguenze”, ha aggiunto. “Noi da molto tempo abbiamo sollecitato una soluzione ma voglio sottolineare che non c’è stato alcun litigio. La politica può fare tutto ed è bene che si occupi di sport: sarò sempre grato della certezza del finanziamento e dell’integrazione dei contributi, ma non può deciderne le regole. L’autonomia va salvaguardata”, ha spiegato il presidente del CONI.

Il numero fatidico è il 27. Il 27 gennaio si riunisce infatti il comitato esecutivo del CIO che in base all’articolo 27 della Carta Olimpica, “la nostra stella cometa” (parole di G. Malagò), potrebbe sospendere il CONI.


Al comma 6 dell’articolo 27 (“Missione e ruolo dei Noc”, vale a dire i Comitati olimpici nazionali) è scritto che “i Noc devono preservare la loro autonomia e resistere a pressioni di qualsiasi tipo, incluse, a titolo esemplificativo ma non esaustivo, pressioni politiche, giuridiche…”. Al comma 9 è scritto inoltre che “il comitato esecutivo del CIO può adottare le decisioni più appropriate per la protezione del Movimento Olimpico nel paese di un Noc, compresa la sospensione o il ritiro del riconoscimento di tale Noc, se la costituzione, la legge o altre norme in vigore nella Nazione in questione, o qualsiasi atto da parte di organi di governo o altri organismi, sia di ostacolo all’attività o alla libera espressione del Noc stesso…”.

Il CIO, tramite James MacLeod, lo scorso anno aveva mandato al CONI una lettera, ovviamente approvata dal presidente Thomas Bach, dove si faceva presente quali erano i sei punti in contrasto con la Carta Olimpica. Insomma, il CIO era stato chiarissimo e le risposte da parte dello staff di Spadafora non erano state considerate esaudienti a Losanna. Poi Bach, ultimamente, si era rivolto anche al premier Giuseppe Conte che gli aveva promesso lo scorso anno il suo interessamento nel trovare una soluzione che garantisse l’autonomia del CONI. Soluzione che a livello politico non è stata trovata né da Spadafora né dal Parlamento con la Legge di Stabilità e il Milleproroghe. E così siamo arrivati a questo punto di non ritorno.

FONTE: La Repubblica

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Redazione

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