Una ricerca dimostra che l’organismo reagisce al cibo spazzatura producendo gli stessi globuli bianchi che utilizza per combattere le infezioni batteriche.
Per il nostro organismo il cibo spazzatura è come un’infezione.
Andateci piano con fast food e, più in generale, con grassi e zuccheri: se esposto a dosi troppo elevate di cibo spazzatura, il nostro corpo potrebbe reagire come di fronte a un’infezione batterica. La preoccupante scoperta arriva dalla Germania, dove Anne Christ, ricercatrice presso l’Università di Berlino, ha condotto vari esperimenti sulle conseguenze di una prolungata dieta ricca di grassi saturi, zuccheri e sale e povera di fibre, frutta e verdura.
La scienziata ha somministrato a una popolazione di topi l’equivalente di una dieta da fast food per 30 giorni, privandoli completamente di vegetali freschi. Dopo un mese gli animali avevano livelli altissimi di granulociti e monociti, le cellule normalmente prodotte dal sistema immunitario quando deve combattere un’infezione batterica. Secondo i ricercatori la particolare dieta a cui sono stati sottoposti i roditori avrebbe attivato i geni responsabili della risposta immunitaria. È un fatto preoccupante, perché le cellule che producono granulociti e monociti sono dotate di una sorta di memoria che utilizzano per rispondere agli attacchi batterici.
In altre parole, quando l’organismo inizia a reagire al cibo spazzatura, il solo ritorno a una dieta sana potrebbe non essere sufficiente per arrestare il processo infiammatorio.
I topi, dopo 30 giorni fast food, sono tornati, loro malgrado, alla più noiosa ma salutare dieta a base di vegetali e cereali. Dopo un altro mese il loro organismo era completamente disintossicato e i granulociti e i monociti erano tornati a livelli normali. Ma questi animali sono rimasti comunque più sensibili a successivi attacchi da parte delle sostanze nocive: piccole quantità di junk food erano cioè sufficienti a scatenare nuovamente la risposta immunitaria e i processi infiammatori responsabili, tra l’altro, di malattie come il diabete di tipo II.
Lo studio per ora è stato condotto solo sui topi ma, concludono gli scienziati, questi animali sono stati scelti proprio per la loro somiglianza genetica con l’uomo.
FONTE: Focus
A cura di
Redazione
Commenta con Facebook