Il detraining, tradotto dall’inglese il deallenamento chiamato anche disallenamento e in modo decisamente più corretto decondizionamento, è quel processo caratterizzato dalla perdita totale o parziale degli adattamenti (ovvero modificazioni) fisiologici indotti dall’allenamento in soggetti che per qualsiasi motivo interrompano la pratica di attività fisica (festività come Natale, Pasqua o semplicemente il periodo estivo) o la riducano in frequenza (il numero di battiti del cuore in un minuto bpm), volume (cioè la quantità delle sollecitazione dell’allenamento) o intensità (la modalità di impegno con cui viene effettuato un gesto motorio). Il detraining può essere causato dalla cessazione totale della pratica sportiva, accompagnata o meno dal riposo a letto a causa di impossibilità di muoversi, ma anche dalla semplice riduzione di questa. Spesso anche un programma di allenamento poco gradito, induce spesso a modificazioni di questo tipo, infatti potrebbe essere utile stimolare e motivare in modalità diversificate il soggetto. 

Gli aspetti da tenere in considerazione sono principalmente di tipo:


  • Cardiorespiratorio;
  • Muscolare;
  • Metabolico;
  • Ormonale.

Numerose ricerche scientifiche hanno dimostrato che periodi più o meno lunghi di deconditioning, in atleti praticanti sport di resistenza, causano una riduzione del massimo consumo di ossigeno (VO2 max), del volume del sangue e del plasma, della gittata cardiaca, del volume sistolico e delle dimensioni dei ventricoli oltre che dello spessore delle pareti cardiache. Si assiste invece ad un aumento della pressione sanguigna e della frequenza cardiaca basale e sotto sforzo. 
A livello muscolare si assiste a una cessazione o riduzione dell’allenamento con una riduzione della capillarizzazione, della sezione trasversa del muscolo stesso e della concentrazione di mioglobina. La riduzione della forza certamente si verifica ma con una velocità minore rispetto a quella con cui si verificano le modificazioni cardio-respiratorie.
L’aspetto metabolico è caratterizzato da un passaggio (shift) ad n maggior consumo di carboidrati rispetto ai lipidi, in pratica ad un metabolismo con caratteristiche più veloci ma meno resistenti. Aumentano anche le concentrazioni di lattato durante esercizio fisico e si modifica il parametro della soglia anaerobica che viene raggiunta a percentuali minori rispetto al massimo consumo di ossigeno.
A livello ormonale è caratterizzato da un significativo aumento del testosterone e dell’ormone della crescita GH, che sarebbe una risposta del fisico ai processi di catabolismo indotti dalla cessazione o riduzione dell’allenamento.
I decrementi prestativi sono diretta conseguenza di tutti questi fenomeni ma si è osservato che essi hanno caratteristiche diverse a seconda che si parli di attività di resistenza o di forza. Nelle prime essi si verificano con maggior velocità e sono di maggiore entità, mentre, per quanto riguarda l’allenamento con i pesi o di forza generale, un periodo anche abbastanza lungo di detraining lascia spesso livelli di forza superiori a quelli di partenza. È interessante anche il fatto che, mentre nella fase di allenamento con i pesi gli adattamenti sono prima di tipo neurale (coordinazione inter ed intra-muscolare) e solo successivamente agisce in maniera esattamente inversa.                                 

È importante non sottovalutare il detraining in tutte le discipline sportive, il periodo di detraining, induce degli effetti positivi solo se accompagnati da un buon allenamento e un arco temporale che sia inerente al programma di allenamento, rigorosamente stabilito dal proprio istruttore. Quindi è importante programmare l’allenamento ovvero ideare una stesura dettagliata del programma di allenamento su quanto si è pianificato in precedenza. Pianificare un allenamento significa stabilire in anticipo mezzi e metodi di lavoro e il loro andamento temporale allo scopo di realizzare un progetto di allenamento, quindi è fondamentale pianificare il periodo di recupero.              

Condizione diversa dal detraing è il tapering in cui il periodo di pausa non è altro che una strategia pregara che si basa sulla riduzione del volume e dell’intensità dell’allenamento nelle settimane che precedono la gara. Il concetto del tapering è far recuperare al corpo le energie disperse e farlo riprendere da una condizione di overeacching, ovvero di sovraffaticamento.

A cura di
Dott.ssa Maria Cugliari

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