Obesità e attività fisica: come gli ormoni influenzano il metabolismo

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Come l’attività fisica aiuta a combattere l’obesità migliorando equilibrio ormonale, metabolismo e prevenendo il diabete di tipo 2

L’obesità rappresenta oggi una delle principali sfide di salute pubblica a livello mondiale. Non si tratta di un semplice problema estetico, ma di una condizione patologica che incide profondamente sulla qualità della vita e sul rischio di sviluppare malattie croniche come diabete, disturbi cardiovascolari e tumori. In questo articolo analizzeremo il legame tra obesità e ormoni, spiegando come l’attività fisica possa svolgere un ruolo determinante non solo nella riduzione del peso corporeo, ma anche nel riequilibrio delle funzioni endocrine e metaboliche.

Obesità e attività fisica: come gli ormoni influenzano metabolismo e benessere

L’obesità non è una semplice alterazione estetica, ma una vera e propria patologia che riduce l’aspettativa di vita e peggiora la qualità quotidiana. Il grave sovrappeso è accompagnato da importanti alterazioni endocrine e metaboliche, spesso favorite da sedentarietà e cattive abitudini alimentari. In questo contesto, l’attività fisica si conferma come uno dei mezzi più efficaci per dimagrire, mantenere il peso forma e contrastare le modificazioni ormonali negative.

Il ruolo degli ormoni nell’obesità

Tra gli ormoni maggiormente influenzati dall’obesità troviamo il GH (ormone della crescita). Nei soggetti obesi la produzione complessiva di GH risulta ridotta, con picchi secretori meno frequenti. Questo è un aspetto rilevante poiché il GH è responsabile della crescita staturale nei bambini e, negli adulti, contribuisce al trofismo muscolare e osseo, contrastando l’accumulo di massa adiposa. L’esercizio fisico, in particolare quello anaerobico con produzione di acido lattico, stimola potentemente la secrezione di GH. Tuttavia, anche attività più leggere – come camminate veloci al 50% del VO2max – possono essere utili nei soggetti obesi, risultando sostenibili e sicure.

Un’altra categoria ormonale importante è quella tiroidea. Sebbene i valori plasmatici di T4 restino spesso normali, il metabolismo degli ormoni tiroidei viene alterato, con un turnover accelerato di T3. Gli ormoni tiroidei regolano il metabolismo basale: un deficit porta a ipotiroidismo, con riduzione del metabolismo fino al 40%, mentre un eccesso causa ipertiroidismo, accelerando i consumi energetici. L’attività fisica non corregge direttamente un ipotiroidismo, ma migliora comunque il metabolismo complessivo, aumentando la massa muscolare e l’efficienza metabolica.

Le endorfine, gli “ormoni del benessere”, mostrano invece una risposta alterata nell’obesità, con riduzione del ritmo circadiano. L’attività fisica stimola la loro secrezione e spiega il senso di piacere e appagamento percepito al termine dell’allenamento, un fattore motivazionale prezioso nella lotta al sovrappeso.

Anche il cortisolo e l’ACTH presentano un turnover accelerato. Il cortisolo, se in eccesso, favorisce l’accumulo di grasso addominale, tipico della sindrome metabolica. L’attività fisica di resistenza aumenta temporaneamente la secrezione di cortisolo, ma non altera significativamente i livelli basali, mantenendo un equilibrio utile all’organismo.

Nel maschio obeso si osserva un calo dei livelli plasmatici di testosterone, con aumento degli estrogeni a causa della maggiore attività dell’enzima aromatasi presente nel tessuto adiposo. Questa condizione influenza la distribuzione del grasso corporeo, accentuando l’accumulo a livello di cosce e glutei. Nella donna l’obesità si associa spesso a irregolarità del ciclo mestruale, menarca precoce, irsutismo e policistosi ovarica.

Infine, l’insulina svolge un ruolo cruciale: l’obesità favorisce l’insulinoresistenza, che rappresenta l’anticamera del diabete di tipo 2. In questa condizione, il glucosio fatica a entrare nelle cellule nonostante la sua abbondanza nel sangue, causando iperglicemia e un sovraccarico del pancreas, che nel tempo porta a un deficit funzionale delle cellule beta. L’attività fisica, migliorando la sensibilità insulinica e aumentando il consumo di glucosio da parte dei muscoli, rappresenta una strategia chiave per la prevenzione del diabete.

Attività fisica come terapia

Oltre al controllo ormonale, l’attività fisica migliora il profilo lipidico, riduce i rischi cardiovascolari, diminuisce la probabilità di sviluppare alcuni tumori (ad esempio il carcinoma del colon) e migliora l’umore, contrastando ansia e depressione spesso associate al sovrappeso.

È importante ricordare che l’esercizio fisico deve essere affiancato a una corretta alimentazione. La sola restrizione calorica, senza movimento, porta quasi sempre a fallimenti a lungo termine. Al contrario, l’attività motoria innesca modificazioni metaboliche che facilitano il dimagrimento anche senza una drastica riduzione delle calorie introdotte.

Gli sport di tipo aerobico – come camminata veloce, ciclismo, nuoto o sci di fondo – sono particolarmente indicati per i soggetti obesi poiché stimolano il metabolismo senza gravare eccessivamente sulle articolazioni e sul sistema cardiovascolare. Tuttavia, la scelta dell’attività deve essere anche psicologicamente gratificante: costringere una persona a praticare uno sport che non gradisce rischia di generare frustrazione e abbandono. Al contrario, evidenziare i progressi, anche se piccoli, aiuta a consolidare la motivazione e favorisce la continuità.

Conclusione

L’obesità è una condizione complessa che coinvolge molteplici fattori, tra cui alterazioni endocrine e metaboliche. L’attività fisica si conferma uno strumento indispensabile non solo per il controllo del peso, ma anche per il riequilibrio ormonale, la prevenzione del diabete, il miglioramento del metabolismo e il benessere psicologico. Non esistono scorciatoie: la costanza nell’esercizio fisico e uno stile di vita attivo restano le vere armi vincenti per contrastare questa patologia sempre più diffusa.

Riferimenti Bibliografici

  • American College of Sports MedicineACSM’s Guidelines for Exercise Testing and Prescription – 2021
  • Saltiel AR, et al. – Inflammatory mechanisms linking obesity and metabolic disease – 2017

A cura di
Team Universal Kinesiology

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