L’acqua è un elemento affascinante, ma nasconde anche pericoli.
Gli annegamenti spesso sono prodotti dalla coincidenza di piĂą fattori:
- Mancata consapevolezza di un pericolo;
- Errore di valutazione delle proprie capacitĂ di prestazione e delle proprie abilitĂ ;
- Nuotare in acque sconosciute;
- Mancata osservanza degli avvisi di pericolo;
- Trascuratezza dell’obbligo di sorveglianza;
- Mezzi ausiliari per nuotare inadatti;
- Utilizzazione inappropriata di materiali (canotti gonfiabili, mezzi per galleggiare, attrezzi di gioco).
Chi si vuole muovere in modo sicuro in acqua deve essere consapevole dei possibili pericoli. La capacità di muoversi a proprio agio in acqua non è scontata.
Principi del salvamento
- Trasporto con appoggio sulle spalle: La persona da salvare si trova supina in acqua, con le braccia estese appoggiate alle spalle del soccorritore, che nuota in posizione ventrale ed esegue la propulsione con colpi di gambe a rana, mentre che con la braccia esegue una bracciata a rana leggermente adattata alla situazione. Questa forma si trasporto è adattata ad aiutare nuotatori esausti. Il soccorritore ha sempre un contatto visivo con la persona che soccorre;
- Presa alla nuca e alla fronte: con questa presa la persona viene trainata in posizione supina. La soccorritrice tiene il pollice e l’indice sotto la nuca e pone l’altra mano sulla fronte di chi viene soccorso. Chi soccorre:
-Assicura la propulsione tramite colpi di gambe a rana e stando in posizione dorsale;
-Mentre traina la persona mantiene le braccia estese.
Questa forma di salvamento viene usata quando la persona da salvare è priva di conoscenza o quando il trasporto con appoggio sulle spalle non è possibile per altre ragioni. Gli aspetti negativi sono l’elevato dispendio di energia da parte del soccorritore e la difficoltà di controllare la direzione in cui si nuota; - Salvamento con la presa sotto le ascelle: La persona in difficoltà viene recuperata sott’acqua e riportata in superficie dal soccorritore, che raggiunge la persona da soccorrere nuotando da dietro e la afferra sotto le ascelle. In casi particolari può essere indispensabile tuffarsi in acque basse o torbide. In questi casi non tuffarsi mai di testa!
Il tuffo dalla stazione eretta si esegue con le gambe leggermente piegate e le braccia in basso tenute lateralmente. In questo modo avviene un’immersione quanto più possibile priva di rischi e non molto profonda.
A cura di
Dott.ssa Bernadette Anna Polito
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