Il Baskin è uno sport di squadra che prende il proprio nome da due parole: “Basket” e “inclusione”. Questo sport non solo nella radice del nome ma anche nel regolamento prende spunto dalla pallacanestro, della quale utilizza la struttura generale e ne mantiene gli obiettivi. La particolarità che lo contraddistingue dallo sport di cui ne prende le basi è che, essendo descritto come “uno sport adatto a tutti”, il regolamento e gli adattamenti fatti al campo di gioco stesso permettono a chiunque di poter giocare, qualunque sia l’età, il sesso o la condizione fisica (normodotato o diversamente abile).

Concentrandosi in particolare sugli ultimi nominati qualsiasi tipo di disabilità può prendervi parte con compiti specifici e fondamentali per la determinazione del risultato finale. In un certo senso ogni giocatore dà il proprio massimo contributo, qualunque esso sia, per permettere alla propria squadra il raggiungimento della vittoria.


Grazie alle regole proprie del Baskin, i ragazzi normodotati decidono di rendere partecipe al gioco anche i giocatori diversamente abili che possono diventare la scelta più idonea per conseguire la vittoria.

Vengono organizzati diversi tornei sia nazionali che internazionali in cui competono squadre sia formate da molto tempo che squadre che da pochi mesi sono state riconosciute dall’Associazione di Baskin. Una figura centrale per creare una squadra vincente e che allo stesso tempo porti avanti l’etica inclusiva propria di questo sport è quella dell’allenatore. Compito del coach è quello di creare delle occasioni:

  • Di divertimento, guardando al Baskin come una disciplina sportiva;
  • Di crescita personale, quindi usando questo sport come strumento educativo;
  • Di scambio, vedendo in quest’attività un possibile progetto culturale.

Nel fare ciò l’allenatore deve utilizzare 3 tipi di sguardo per la propria squadra in toto e per tutti i componenti, che sia critico nei propri confronti, etico rispetto alle diversità di tutti i giocatori e pratico inerentemente alle strategie da utilizzare nella programmazione e realizzazione degli allenamenti.

Nella pianificazione degli obiettivi annuali risulta importante per il coach di Baskin non solo guardare al lato agonistico dello sport, come la classifica o l’arrivo alle fasi successive alle prime, ma anche a quello di realizzazione del proprio gruppo squadra. Per questo è importante personalizzare gli obiettivi, che siano collegati non solo alla squadra, ma anche al ruolo di ogni giocatore e ad ogni individuo, affidando quindi a tutti un compito personale.

Per l’allenatore diventa peculiare conoscere i componenti della squadra e instaurare un rapporto basato sulla fiducia, l’ascolto e la condivisione. Per arrivare a questa condizione l’ascolto e la comunicazione diventano strumenti fondamentali, in particolare non è possibile soffermarsi solo alle parole, ma è importante per il coach saper comunicare anche mediante il tono della voce e soprattutto il linguaggio non verbale (ponendo attenzione in particolare ai soggetti diversamente abili).

L’allenatore della squadra di Baskin quindi non è solo la persona che ha più conoscenza dello sport in questione, ma anche colui che basa il proprio lavoro sull’autovalutazione, l’unione della squadra e l’inclusione di tutti i giocatori.

Riferimenti Bibliografici
Bodini A., et al – “Il “Baskin”: Fondamenti Sportivi, Sociali e Culturali.”, da “L’integrazione Scolastica e Sociale”, Erickson – 2007;

Bodini A., et al – “Baskin… Uno Sport per Tutti. Fondamenti Teorici, Metodologici e Progettuali”, Franco Angeli – 2010;

A cura di
Dott.ssa Sonia Bolla

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