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Primo stadio: corpo subito: abbraccia il periodo neonatale che va dalla nascita a 3 mesi. Viene denominato anche stadio del narcisismo primario. Col termine di narcisismo si intende il contemplare con compiacimento eccessivo se stessi; il termine primario fa riferito al periodo dell’evoluzione psichica in cui l’interesse del bambino è centrato unicamente sul proprio corpo. Si parla invece di narcisismo secondario quando, in fasi posteriori, a causa di meccanismi di fissazione o di regressione, si ritrovano le stesse manifestazioni di compiacimento di sé.
Alla nascita si hanno 2 tipi di automatismi innati: i riflessi arcaici e gli automatismi relativi ai bisogni del bambino. I riflessi arcaici, presenti alla nascita, costituiscono un insieme di reazioni precise a stimolazioni specifiche (alcuni scompaiono nel corso dei primi mesi). Appartengono ai riflessi arcaici:


  • Riflesso di prensione plantare: si provoca premendo con l’indice la pianta del piede;
  • Riflesso di estensione;
  • Riflesso della marcia automatica: tenendo il bambino in piedi egli compirà un movimento di marcia riflessa;
  • Riflesso di babinski: strisciando l’unghia sul margine esterno di tutta la pianta del piede si provoca nel bambino la flessione dorsale dell’alluce;
  • Riflesso di caduta per gli arti superiori;
  • Riflesso paracadute: sollevando il bambino sotto le ascelle ed abbassandolo verso il pavimento si avrà l’estensione delle gambe con caviglie flesse e piedi appiattiti;
  • Riflesso di moro (delle braccia in croce);
  • Riflesso di Galant (incurvamento del tronco);
  • Riflesso di scavalcamento;
  • Roting-reflex.

Questa prima categoria di automatismi è situata, a livello nervoso, nei corpi striati, e la caratteristica di questi movimenti, è che sono costituiti da una successione di scariche toniche attuate attraverso il sistema extra-piramidale (motricità involontaria).

Secondo stadio: corpo vissuto: comprende l’arco di tempo della prima infanzia, che va dai 3 mesi ai 3 anni di vita. È caratterizzato dalla scomparsa dei riflessi arcaici e dalla maturazione del cortex affettivo che opera in relazione diretta con l’ipotalamo, centro nervoso che regola i bisogni vitali del bambino (fame, sonno sete…). Tutte le esperienze, positive o negative vissute dal corpo vanno ad iscriversi nel gran lobo limbico e, se l’ambiente non offre condizioni favorevoli, il bambino vivrà il proprio corpo in maniera negativa. In questo periodo è fondamentalmente importante l’entrata in funzione del sistema piramidale (motricità volontaria) il quale si sviluppa secondo le leggi cefalo-caudale (controlla per primi i muscoli della regione posteriore del corpo) e prossimo-distale (è prossimo rispetto alle radici; libera per primo la mano, il gomito, la spalla).
Il periodo della prima infanzia è la fase dell’acquisizione di forme polivalenti del movimento: camminare, correre, saltare, stare in equilibrio, rotolare… In quest’età la forma principale di controllo del bambino col suo ambiente è il gioco.

Le tappe fondamentali del controllo motorio piramidale sono:
2/3 mesi: controllo dei muscoli oculo-motori che permettono il fissaggio dello sguardo. Il bambino sorride all’adulto e tende a controllare la sua mimica. Scompare il riflesso di prensione e la vista subisce una forte maturazione;
4 mesi: controllo dei muscoli della nuca e del collo. La testa si equilibra rispetto all’asse corporeo. Al quinto mese si ha un approccio laterale, mano a rastrello, a biscazziere e pressione palmare;
6/ 8 mesi: padronanza della posizione seduta. Da disteso il bambino riesce a mettersi seduto e da questa posizione riesce ad eseguire alcuni movimenti senza sbilanciarsi. Inizia la prensione e la manipolazione (è capace di passare oggetti da una mano all’altra);
9 mesi: il bambino si regge in piedi in maniera prolungata. Può strisciare sulle mani e sulle ginocchia. Si ha l’insediamento definitivo di prensione (acquisizione pollice-indice). L’inibizione dei flessori si manifesta nel lasciare;
12/14 mesi: l’equilibrio generale è acquisito e, anche se ancora incerto, permette la realizzazione dei primi passi; fino al secondo anno di età: il cammino, anche se non possiede la flessibilità, è già coordinato tra braccia e gambe.

In questa nuova fase l’attività del bambino è caratterizzata dall’investigazione ed esplorazione del mondo che lo circonda. Egli esplora e vive il suo corpo nello spazio che come afferma Piaget, è in realtà uno spazio topologico, privo di forme e di dimensioni, caratterizzato soltanto da rapporti di vicinanza e separazione. Il bambino non è quindi ancora capace di apprezzare rapporti di distanze e di forme, ma può stabilire relazioni in un contesto limitato cioè “il sotto, il sopra, a lato, intorno, dentro, fuori”. Gli oggetti piccoli, se di forma chiusa, possono comunque essere conosciuti nella loro interezza mediante il tatto, se di forma aperta possono essere esplorati mediante l’introduzione delle dita.
Verso i 3 anni, con la comparsa della funzione simbolica, si sviluppa la rappresentazione mentale di un’azione, che può essere utile e motivante per il bambino. Tale rappresentazione viene attuata anche attraverso l’apprendimento per insight (soluzione lampo), che scaturendo da schemi precedentemente acquisiti permettono al bambino l’approccio a nuove prassie (schemi motori coordinati e finalizzati).
Tutto ciò che il bambino imparerà è soggetto al gioco della reazione circolare, che si basa su informazioni e conoscenze esterocettive, che orientano il gesto nello spazio, e su conoscenze vissute a livello propriocettivo che lo migliorano.

Terzo stadio: corpo percepito: comprende il periodo che va dai 3 ai 6 anni. È una fase notevolmente rilevante, definita anche “strutturazione percettiva” in cui si sviluppa la percezione, processo mediante il quale la coscienza prende contatto con l’oggetto esterno utilizzando i sensi, o meglio la senso-percezione, cioè la trasformazione delle informazioni sensoriali da sensazioni a percezioni. Verso i 6 anni il fanciullo, portato a stabilire confronti, a riconoscere forme geometriche, giunge a quello che Piaget chiama spazio euclideo, ed è grazie a tale dimensione che potrà accedere all’organizzazione delle relazioni spaziali interiorizzate.
Avviene quindi:

  1. L’organizzazione dello spazio, con percezione degli elementi esterni dello stesso (quali forme, dimensioni, distanze tra gli oggetti), cu segue la rappresentazione mentale dello spazio organizzato;
  2. L’organizzazione dello schema corporeo, attraverso la percezione e la conoscenza verbalizzata delle parti del corpo;
  3. La percezione temporale consistente soprattutto nell’apprezzamento o nella memorizzazione della durata del tempo delle strutture ritmiche.

Questa è l’età dell’io, l’età cioè nella quale si prende coscienza del proprio corpo, e con esso della propria personalità. È l’età in cui si sviluppa il senso del mio e del no ed è inoltre l’età dell’imitazione: l’affettività verso una persona indurrà il bambino a riprodurre le azioni.

Quarto stadio: corpo rappresentato: comprende il periodo dell’età scolare dai 6 ai 12/14 anni ed è uno stadio chiave nell’utilizzazione dei consolidamenti strutturali dell’età precedente. Verso i 6/7 anni il bambino approda ad un’immagine sintetica del corpo, e ciò gli permette, oltre all’immagine visiva, tattile, cinestesica verbalizzata, ed anche orientata del corpo, il funzionamento dei gruppi muscolari in modo preciso e coordinato. La possibilità di accedere allo spazio del corpo orientato avviene, secondo Le Boulch, intorno ai 6/7 anni ed è rappresentata dalla presa di coscienza della lateralizzazione. Inoltre, migliora il tono muscolare e la regolazione tonica mentre l’immagine del corpo resta statica. Verso gli 8/9 anni, il bambino giunge ad una rappresentazione decentrata. Il passaggio da un riferimento egocentrico ad un riferimento eterocentrico, gli permetterà di proiettare sull’altro e sugli oggetti il concetto di destra e di sinistra. Ciò gli consentirà la possibilità di accedere al corpo orientato e di proiettare l’orientamento del suo corpo nello spazio. Gli aspetti caratterizzanti di questo periodo sono quindi l’aggiustamento con rappresentazione mentale ed il concetto di corpo rappresentato attraverso la quale si ha la possibilità di programmare l’attività motoria e accedere alla disponibilità motoria cosciente.
Tra gli 8 e i 12/14 anni il ragazzo è in grado di integrare contemporaneamente sia i dati del vissuto corporeo che quelli percettivi-cognitivi.

Uno schema motorio incerto o mal strutturato determina un deficit nella relazione persona-ambiente (soggetto-mondo) e in particolare:

  • Deficit della percezione e della strutturazione spazio-temporale: confusione delle lettere simmetriche con l’inversione nel senso di destra e sinistra (b d) e nel senso di alto e basso (d p), inversione del posto delle lettere: inversione completa (caro-ocra), inversione del corpo (caro-arco), inversione delle sillabe (egli va su- egli su va);
  • Deficit della motricità: goffaggine, incoordinazione, cattivi atteggiamenti, difetti di dissociazione del gesto;
  • Deficit della relazione con l’altro (piano relazionale e caratteriale): insicurezza, opposizione, aggressività, ansietà (tic, paura).

Disturbi dello schema corporeo

  • Disturbo dello schema corporeo propriamente detto: carenza di afferenze (paralisi cerebrale infantile, non vedenti), deficit motori, disturbi da deficit delle informazioni (insufficienze mentali, gravi ritardi psicomotori), disturbi somatognosici:

Agnosia digitale (dopo 7/8 anni): disturbo specifico del riconoscimento, identificazione e denominazione delle dita della mano;

Disorientamento destra sinistra (dopo 7/8 anni): incapacità di discriminare la destra dalla sinistra;

Prosopognosia (agnosie della fisionomia): incapacità di riconoscere persone note o, nei casi di gravità la propria immagine allo specchio.

Disturbi della coscienza corporea

  • Arto fantasma: sensazione di possedere ancora l’arto dopo la sua amputazione;
  • Anosognosia: incapacità di riconoscere uno stato morboso del proprio corpo;
  • Autotopoagnosia: incapacità di indicare le parti del proprio corpo o del corpo altrui;
  • Alloestesia: incapacità di localizzare stimoli cutanei percepiti;
  • Allucinazioni cinestesiche: falsa percezione di movimento o sensazione come di un arto amputato (arto fantasma). Le allucinazioni sono false percezioni sensoriali che non sono associate con reali stimoli esterni.

Riferimenti bibliografici
Le Boulche – Verso una Scienza del Movimento Umano. Introduzione alla Psicocinetica – 1991;

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A cura di
Dott.ssa Marta Doria e Dott. Gianmaria Celia

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