Cosa s’intende per allenamento?
Secondo Nicoletti l’allenamento è un’attività di preparazione e ripetizione di un compito o di un’azione che permette di raggiungere e mantenere un dato livello di preparazione.

Martin lo definisce un processo che produce un cambiamento di stato fisico, motorio, cognitivo, affettivo.
Secondo Kent l’allenamento programma di esercitazioni fisiche ideato per assicurare l’apprendimento di abilità, ovvero di complessi di sequenze di movimenti per incrementare l’efficienza fisica e così preparare un’atleta per una particolare competizione.


L’allenamento sportivo è un processo pedagogico-educativo complesso che si concretizza nell’organizzazione dell’esercizio fisico ripetuto in quantità e con intensità tali da produrre carichi progressivamente crescenti, che stimolino i processi fisiologici di supercompensazione dell’organismo e favoriscono l’aumento delle capacità fisiche, psichiche, tecniche e tattiche dell’atleta al fine di esaltarne e consolidane il rendimento di gara.
Per tutte le specialità sportive, largamente influenzate dai fattori coordinativi, è più idonea questa definizione: processo pedagogico-educativo complesso che presuppone la scelta degli esercizi fisici più adatti alle caratteristiche individuali e alle prospettive di specializzazione sportiva del soggetto e che si concretizza nell’organizzazione degli esercizi stessi ripetuti:

  • Secondo forme, combinazioni e gradi di difficoltà tali da promuovere lo sviluppo delle abilità tecnico-coordinative;
  • In quantità ed intensità tali da favorire l’impiego efficace, in gara, delle abilità anche in condizioni di affaticamento.

Allenamento infantile e in età adulta 
L’allenamento infantile deve avere sempre al centro la persona. Sono assolutamente necessari la dedizione positiva che il bambino vive nell’allenamento, ed i rinforzi positivi che si hanno dopo i successi in allenamento e in gara.
Ma anche i rinforzi positivi emotivi, come la curiosità, consapevolmente controllata, gli incoraggiamenti, osare avvicinarsi a nuovi contenuti difficili, il piacere del gioco, l’allenamento con gli altri, il confronto dopo i fallimenti, risollevarsi dopo le difficoltà, le parole di incoraggiamento dopo gli insuccessi (Hahn).

L’allenamento infantile può essere concepito come un allenamento che prepara a uno sviluppo finalizzato delle prestazioni, nel quale vengono offerte forme di movimento plurifunzionali, così come forme di attività specifiche dello sport, al quale deve essere preparato il bambino.
Attraverso forme ludiche debbono essere acquisite esperienze motorie polivalenti, ed attraverso esercizi finalizzati debbono essere fatte le prime esperienze nello sport considerato e, lavorando con gli altri bambini, debbono essere trovate possibilità di cooperazione. 
L’obiettivo è quello di permettere la formazione di una persona. 
Hahn ci fornisce un’indicazione e marcatura su quello che è l’iniziazione a un processo di allenamento per poi arrivare a quello che è il prodotto dell’allenamento sportivo.

Va rilevata una coincidenza concettuale tra le seguenti 2 definizioni riferite a fasce di età tra loro molto distanti:
Riferendosi all’allenamento giovanile, Frohner ha affermato:

  • Un precoce allenamento di tipo multilaterale agevola la maturazione nervosa e lo sviluppo della muscolatura e predispone il giovane atleta ad una maggiore capacità di carico indispensabile per la costruzione a lungo termine della prestazione di alto livello.

Riferendosi all’allenamento specialistico, Verchoshaskij ha affermato:

  • L’allenamento sportivo è un processo pedagogico multilaterale, diretto all’educazione globale dell’atleta, ed in particolare, all’assimilazione di un ampio spettro di conoscenze, abilità e capacità all’aumento delle capacità del lavoro muscolare dell’organismo, all’assimilazione della tecnica degli esercizi sportivi e dell’arte di gareggiare.

Il tema è concentrato sul concetto di multilateralità.
La multilateralità indica la varietà di mezzi di intervento ed esercitazioni (i mezzi sono le attrezzature). Un esempio solo i percorsi che rappresentano una forma di intervento in età giovanile. Al percorso ideato, posso inserire dentro delle specificità di un determinato sport in modo da creare nel bambino la motivazione.
La polivalenza, invece, indica la varietà di metodi di insegnamento ed esercitazioni.

Rapporto tra l’allenamento giovanile e l’allenamento per la specializzazione
Secondo Weinek, se si considera che il movimento rappresenta una necessità dello sviluppo, soprattutto nell’età infantile e nell’adolescenza, l’allenamento fisico deve essere incoraggiato senza riserve, specie se viene realizzato in modo adeguato all’età e allo sviluppo.
Sempre Weinek dice che l’allenamento giovanile non è un allenamento degli adulti ridotto: bambini ed adolescenti si trovano nella fase di crescita, per cui il loro allenamento prevede un processo di esercitazione sistematico e a lunga scadenza.
L’allenamento degli adulti presenta tre caratteristiche fondamentali:

  • La definizione netta del modello individuale di allenamento come risultato delle esperienze accumulate negli anni precedenti. È un allenamento riferito a un modello prestativo. Inizia a diventare qualcosa di modo individualizzato. Tutto ciò è legato alle esperienze che l’adulto ha fatto quando era giovane;
  • L’alternanza tra carichi di lavoro elevati e carichi di lavoro di moderata o media intensità, per attivare più efficacemente i fenomeni della supercompensazione.
    L’alternanza dei carichi di lavoro, secondo varie modalità è un aspetto che posso curare solo in età adulta. Se pongo l’attenzione sull’intensità di esercizio, la risposta del bambino su una somministrazione di carico di natura intensiva si ha con l’aumento della frequenza cardiaca. Se faccio giochi sull’intensità di esercizio con l’adulto creo in lui dei processi di adattamento e la risposta all’esercizio si ha con l’aumento della gittata sistolica;
  • L’esigenza di limitare all’essenziale gli obiettivi da perseguire fino a valorizzare sempre più, anno per anno, le esercitazioni specifiche.
    L’adulto va allenato con forme specifiche di attività. Finisce il periodo in cui somministro un’attività di tipo multilaterale.

L’allenamento dei giovani presenta tre caratteristiche fondamentali:

  • L’attività di gruppo è da preferire per esigenze metodologiche, didattiche ed organizzative;
  • Il perseguimento di numerosi ma fondamentali obiettivi metodologici ha il fine di favorire la costituzione di un insieme di esperienze motorie, capaci di qualificare la successiva specializzazione;
  • L’obiettivo di sviluppare i molteplici presupposti (capacità motorie) della prestazione conduce a ricercare, nel breve periodo, un miglioramento agonistico più attenuato e riferito ad esperienze di gara diversificate.

Secondo Harre l’allenamento giovanile consiste nel preparare il giovane atleta, nell’insieme e sistematicamente, a conseguire basi stabili, al fine di ottenere elevate prestazioni sportive nell’età adatta.
L’accento viene posto sullo sviluppo di una “base ampia di prestazione” in riferimento alle capacità fisiche, alle abilità tecniche, alle capacità tattiche ed alle caratteristiche psicologiche. Così facendo si crea il presupposto per l’assimilazione dell’allenamento di elevata prestazione.
Frohner dice che i bambini e gli adolescenti per crescere bene hanno bisogno di essere stimolati, ma anche di essere controllati e protetti. Vivere lo sport in questa età è un’opportunità essenziale per la loro salute per la loro capacità di carico e di prestazione. Ma se vogliamo ottenere questi obiettivi è decisiva un’ attività motoria/sportiva corretta.
Secondo Hahn e Joch, affermano che un inizio precoce dell’allenamento non deve intendersi come specializzazione precoce. La specializzazione riguarda la costruzione pianificata dell’allenamento che ha per scopo il miglioramento delle prestazioni personali nello sport.
Alla specializzazione precoce manca quel carattere di base dell’allenamento, che è inevitabile per la promozione dello sport in età infantile.

Il gioco come fattore di prestazione nello sport
In età infantile dai 6 agli 8 anni si parla di prestazione motoria, basandosi su schemi motori, multilaterali, polivalenti e multifunzionali.
Dai 9 ai 10 anni si ha il gioco-sport finalizzato a regole. È fondamentale l’aspirazione al risultato e alla specializzazione. Il soggetto si specializza in quanto sceglie lo sport che gli piace, aumentando le proprie competenze e lo spettro delle conoscenze tecnico-tattiche. Dai 10 ai 14 anni lo scopo dell’allenamento è la coordinazione fine e la specializzazione delle tecniche. La disponibilità variabile non riguarda gli sport a carattere combinatorio, ma situazionale. Si ha una componente artistica, estetica, espressiva di forte stabilizzazione e stereotipia della tecnica. Dai 14 ai 19 anni, lo scopo è quello delle attività motorie di base, stabilizzazione della tecnica; età della massima prestazione. Se prima le capacità motorie venivano costruite e pianificate, adeso devono essere sviluppare al massimo, poiché gli organi di senso sono maturi.

A cura di
Dott.ssa Marta Doria e Dott. Gianmaria Celia

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