Con il termine artriti reattive (ARe), coniato nel 1969, si definiscono le artriti sterili che si sviluppano a breve distanza (1-3 settimane) da un’infezione, più spesso a localizzazione genitourinaria o enterica. L’artrite reattive fa parte del gruppo delle spondiloartriti sieronegative. L’artrite si sviluppa dopo un periodo variabile da pochi giorni a due settimane. Nel complesso si può oggi affermare che nelle ARe un gruppo ristretto di agenti batterici, anche di specie differenti, induce un quadro clinico sovrapponibile, articolare ed extrarticolare in soggetti che condividono nel 60 – 80% dei casi lo stesso allele HLA-B27.

Epidemiologia
Le artriti reattive sono sviluppate in tutte le aree geografiche, con preferenza per i soggetti caucasici di età media attorno ai 30 anni, anche se possono essere interessati soggetti in età senile o giovanile. Le enteroartriti, più diffuse nel continente europeo, colpiscono in egual misura maschi e femmine (M:F – 1:1 nelle post-dissenteriche). Le Are trasmesse sessualmente, o uroartriti, che sono più diffuse nei popoli anglosassoni, riguardano circa il 50% di tutte le Are, con rapporto M:F – 5:1 (nelle forme post-veneree). È rara in età pediatrica.


Eziopatogenesi
Le Are e la SR sono le uniche forme tra le spondiloartriti sierogenerenative in cui sono stati identificati agenti eziologici certi, i germi implicati inizialmente erano 6. Quattro sono di origine alimentare e causano le enteroartriti (infezioni gastroenteriche): Yersinia enterocolitica e Pseudotuberculosis, Shigella flexneri e Dysenteriae, Campylobacter jejuni, Salmonella typhimurium o Enteritidis. Due si trasmettono per contaggio sessuale e provocano le uroartriti (infezioni genito-urinarie): Chlamydua trachomatis e Ureaplasma urealyticum.

Il principale fattore di rischio per lo sviluppo dell’artrite reattiva è la presenza dell’antigene HLA-B27. L’ipotesi patogenetica attualmente prevalente per la SR e le Are è quella di un’anomala risposta a un’infezione causata da germi dotati di particolari caratteristiche in un ospite geneticamente predisposto, che dà origine a un processo immunomediato nel cavo articolare, da cui deriva l’artrite. Le caratteristiche comuni ai germi implicati, sono la capacità di proliferazione endocellulare, la virulenza, la condivisione di determinati antigeni tra le varie specie, la localizzazione della lamina propria delle mucose e il trasporto endocellulare nel cavo articolare nei monociti.

Manifestazioni cliniche
L’esordio tipico è quello di un’oligoartrite periferica, con impegno asimmetrico di articolazioni grandi e piccole degli arti inferiori (70/80% dei casi ginocchia, caviglie, piedi) e anche degli arti superiori (50% dei casi spalle, polsi, gomiti). Può essere colpito lo scheletro assiale (i sintomi sono sovrapponibili a quella della SpA). 

Tipiche sono le localizzazioni entesiche degli arti inferiori, al tendine di Achille, alla fascia plantare e all’estensore lungo dell’alluce con dito a salsicciotto (dattilite). 
L’impegno extrarticolare comprende la congiuntivite, la uveite anteriore.

Sindrome di Reiter
È il prototipo delle artriti reattive. È caratterizzata dall’associazione di artrite (infiammazione delle articolazioni), uretrite (infiammazione delle vie urinarie) e congiuntivite (infiammazione della congiuntiva dell’occhio) ed è stata descritta per la prima volta dal medico tedesco Reiter nel 1916. 

Attività fisica nelle SpA
I pazienti con SpA sono meno attivi dei controlli sani. Si è visto che, tramite l’attività fisica, vi è una forte evidenza di miglioramento dell’attività di malattia. Le barriere possono essere paura di riattivazione della malattia e peggioramento del danno articolare.

Raccomandazioni europee EULAR
L’esercizio fisico dovrebbe essere parte dello “standard care” per i pazienti. 
Si è dimostrato tramite 16 trials randomizzati controllati, che esercizi cardiovascolari hanno un beneficio moderato sulla fitness cardiovascolare.
25 trials randomizzati controllati hanno invece dimostrato che, gli esercizi di rinforzo muscolare hanno un effetto moderato e benefico sulla forza muscolare. 7 trials RCTs hanno dimostrato che esercizi combinati di attività aerobica o esercizi di forza muscolare, associati ad esercizi di flessibilità, non hanno effetto sulla flessibilità nei pazienti con SpA. 
Nessuno studio ha valutato gli esercizi di flessibilità da soli rispetto al non praticare esercizi. 
Regola delle 24 ore: se un dolore persiste per più di 24 ore, bisogna ridurre l’intensità dell’esercizio. 

A cura di
Dott.ssa Marta Doria e Dott. Gianmaria Celia

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