(Per scaricare gratuitamente l’articolo, clicca qui).
Di recente nell’ambito della psicologia dello sport si è dimostrato che un miglioramento della prestazione in compiti motori complessi si ottiene anche grazie al cosiddetto esercizio mentale o “Imagery“.
Ma cos’è l’imagery?
Viene definito come una simulazione mentale del movimento senza che vi sia lavoro muscolare e articolare. Imagery vuol dire immaginazione ed è una tecnica di allenamento.
È un’esperienza simile ad un’esperienza sensoriale ma che si manifesta in assenza degli stimoli esterni. L’atleta immagina il gesto atletico che deve effettuare e usa l’immaginazione per allenare psicologicamente il corpo e aumentare le prestazioni.
Questa simulazione necessita di diverse componenti come la motivazione, il carico attenzionale, le immagini mentali visive e cinestetiche, in modo da riprodurre l’azione che si vuole compiere.
Per migliorare la capacità immaginativa, l’esercizio individuale di visualizzazione deve riguardare quante più informazioni sensoriali possibili:
- Acustiche;
- Tattili;
- Olfattive;
- Visive;
- Cinestesiche.
Inoltre, bisogna sviluppare la capacità di controllare il processo immaginativo in forma dinamica, ad esempio cambiando la prospettiva (prima o terza persona) con cui si immagina l’azione.
Oltre agli atleti, è bene che anche gli allenatori conoscano a fondo le tecniche di allenamento dell’imagery.
Inoltre, l’allenatore deve sapere cosa l’atleta deve visualizzare, su cosa è più opportuno che egli focalizzi l’attenzione e sugli aspetti emozionali e motivazionali che “riempiono” l’immaginario dell’atleta nelle fasi cruciali della performance sportiva.
Shane Murphy (USOTC) (centro addestramento olimpico degli Stati Uniti) scoprì che:
- Il 90% degli atleti olimpici usano le immagini;
- Il 97% ritengono che abbiano aiutato le prestazioni;
- Il 94% degli allenatori di squadra olimpica usa l’imagery durante la sessione di pratica;
- Il 20% degli allenatori li usano in ogni sessione.
I fattori più importanti che determinano la misura in cui l’immaginario migliora le prestazioni, sono 2:
- Natura del compito (i componenti cognitivi ricevono il massimo beneficio): più il compito ha delle componenti cognitive, più l’imagery funziona;
- Livello di abilità dell’esecutore (i più abili sembrano trarre maggior beneficio dall’imagery).
Ma che miglioramenti porta la pratica dell’imagery?
L’imagery aiuta a:
- Definire gli obiettivi;
- Controllare le emozioni;
- Sviluppare l’autoconsapevolezza;
- Migliorare le concentrazioni;
- Alleviare il dolore;
- Praticare abilità sportive;
- Praticare strategie.
Le linee guida dell’imagery sono:
- Immaginare la performance e l’esito in maniera vivida come se fosse reale;
- Immaginare con tutti i sensi;
- Usare un focus interno (in prima persona);
- Usare le immagini per rafforzare il progetto mentale.
Ma praticare l’imagery, può avere dei pericoli?
La risposta è sì, si può andare incontro a diverse problematiche, come: addormentarsi, avere delle aspettative non realistiche (deve essere un supporto all’allenamento), non essere abbastanza concentrati e forzare involontariamente la pratica.
Come praticarlo?
È importante trovarsi in un ambiente tranquillo, senza distrazioni ed essere rilassati chiudendo gli occhi prima e facendo un respiro profondo. Le posizioni possono essere: sdraiate o sedute.
L’azione deve essere vista con una proiezione interna usando specialmente il senso della vista, cinestetico e il suono e allegando il proprio stato emozionale durante l’attività: dolore, rabbia, calma. Usare le parole può aiutare la tua immaginazione.
Quando?
L’imagery può essere svolto nella preparazione pre-gara per essere pronti, per aumentare l’intensità, per liberarsi dalle distrazioni, per darsi fiducia o durante il gioco (mentre sei in panchina) o post-gioco per ricordate le tue mosse, i tuoi pensieri e le tue sensazioni durante una buona o cattiva performance.
Le sessioni sono più produttive se sono brevi, circa 10-15 minuti al giorno.
(Per scaricare gratuitamente l’articolo, clicca qui).
A cura di
Dott. Gianmaria Celia e Dott.ssa Marta Doria
Commenta con Facebook