L’orientamento spazio-temporale è la capacità che permettere di organizzare i movimenti nella dimensione spazio-temporale.

Spazio e tempo sono due dimensioni che potremmo definire come le “coordinate” nelle quali avviene il rapporto tra il sé ed il mondo esterno. Il punto di partenza di queste due dimensioni è la percezione, ovvero l’elaborazione cognitiva delle sensazioni provenienti dai vari analizzatori: tattile, visivo, cinestesico, uditivo.


Infatti, è proprio tramite questi che si avvertono le distanze, le traiettorie, si è consapevoli dello spazio occupato..

Questi concetti spaziali il bambino inizialmente li percepisce indistinti dal sé (sopra/sotto, alto/basso, davanti/dietro, vicino/lontano). 

A 12/14 mesi l’attività del bambino è caratterizzata dall’investigazione ed esplorazione del mondo che lo circonda. Egli esplora e vive il suo corpo nello spazio che come afferma Piaget, è in realtà uno spazio topologico, privo di forme e di dimensioni, caratterizzato soltanto da rapporti di vicinanza e separazione. Il bambino non è quindi ancora capace di apprezzare rapporti di distanze e di forme, ma può stabilire relazioni in un contesto limitato cioè “il sotto, il sopra, a lato, intorno, dentro, fuori”. 

Dai 3 ai 6 anni è una fase notevolmente rilevante, definita anche “strutturazione percettiva” in cui si sviluppa la percezione, processo mediante il quale la coscienza prende contatto con l’oggetto esterno utilizzando i sensi, o meglio la senso-percezione, cioè la trasformazione delle informazioni sensoriali da sensazioni a percezioni. Verso i 6 anni il fanciullo, portato a stabilire confronti, a riconoscere forme geometriche, giunge a quello che Piaget chiama spazio euclideo, ed è grazie a tale dimensione che potrà accedere all’organizzazione delle relazioni spaziali interiorizzate.

Verso i 6/7 anni il bambino approda ad un’immagine sintetica del corpo, e ciò gli permette, oltre all’immagine visiva, tattile, cinestesica verbalizzata, ed anche orientata del corpo, il funzionamento dei gruppi muscolari in modo preciso e coordinato. 

Verso gli 8/9 anni, il bambino giunge ad una rappresentazione decentrata. Il passaggio da un riferimento egocentrico ad un riferimento eterocentrico, gli permetterà di proiettare sull’altro e sugli oggetti il concetto di destra e di sinistra. Ciò gli consentirà la possibilità di accedere al corpo orientato e di proiettare l’orientamento del suo corpo nello spazio. Gli aspetti caratterizzanti di questo periodo sono quindi l’aggiustamento con rappresentazione mentale ed il concetto di corpo rappresentato attraverso la quale si ha la possibilità di programmare l’attività motoria e accedere alla disponibilità motoria cosciente.
Tra gli 8 e i 12/14 anni il ragazzo è in grado di integrare contemporaneamente sia i dati del vissuto corporeo che quelli percettivi-cognitivi.

In seguito all’elaborazione ed all’integrazione coerente dei concetti spaziali e temporali, l’uomo è in grado di orientarsi nelle due dimensioni di spazio e tempo ed è quindi in grado di valutare:

  • La situazione spaziale in rapporto agli altri ed agli oggetti;
  • L’orientamento del proprio corpo in situazioni sia statiche che dinamiche;
  • Le distanze e lo spazio necessario per realizzare un gesto;
  • La velocità esecutiva di un movimento;
  • Il tempismo per incominciare un’azione.

Tale capacità deve essere sviluppata fin da bambini, tramite il gioco-sport e attraverso attività che consentono di scoprire, utilizzare e consolidare i concetti di spazio e di tempo. Ricordiamo che tali concetti vengono sviluppati dapprima in riferimento al proprio corpo e solo dopo vengono proiettati al mondo esterno.

A cura di
Dott.ssa Marta Doria e Dott. Gianmaria Celia

Riferimenti Bibliografici
Casolo F. “Lineamenti di teoria e metodologia del movimento umano” (2017)

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