Turbe psicomotorie nei bambini: tipologie, cause e interventi con la psicomotricità
Le turbe psicomotorie rappresentano alterazioni che influiscono negativamente sulla postura, sul movimento e sull’organizzazione spazio-temporale dei bambini. Questo articolo approfondisce le principali tipologie di turbe, le differenze tra paramorfismi e dismorfismi, e il ruolo centrale della psicomotricità nei percorsi educativi e riabilitativi per l’infanzia. Scopri materiali, strategie e approcci per un intervento efficace.
Le turbe psicomotorie sono alterazioni morfologiche che compromettono l’equilibrio tra statica e dinamica del corpo, con effetti significativi sullo sviluppo motorio e posturale del bambino. Si manifestano spesso durante l’età evolutiva a causa di schemi motori errati, derivanti da un’inadeguata strutturazione del controllo neuromuscolare.
Tipologie di alterazioni morfologiche
Le alterazioni morfologiche si distinguono in diverse categorie:
- Atteggiamenti viziati: modificazioni posturali temporanee, spesso legate all’adolescenza, che alterano la statica e la dinamica corporea senza determinare danni strutturali permanenti;
- Paramorfismi: alterazioni lievi e reversibili, collocate tra la normalità e la patologia. Sono funzionali e non comportano modifiche anatomiche definitive.
- Dismorfismi: vere e proprie alterazioni strutturali della colonna o dello scheletro, che richiedono interventi specifici;
- Turbe psicomotorie: disturbi legati a difficoltà nel controllo del movimento, che compromettono l’organizzazione spaziale, temporale e dinamica del corpo.
Le principali turbe psicomotorie
Sul piano sagittale, le turbe psicomotorie si suddividono in:
- Turbe dello schema corporeo: il bambino ha difficoltà a percepire, controllare e rappresentare il proprio corpo in movimento;
- Turbe della dominanza laterale: assenza di lateralizzazione chiara tra emisfero destro e sinistro; il bambino fatica a distinguere destra e sinistra;
- Turbe dell’organizzazione spazio-temporale: difficoltà nel collocarsi nello spazio e nel tempo, con problemi di orientamento e sequenzialità;
- Turbe dell’organizzazione dinamica del sé: movimenti scoordinati, imprecisi, con posture scorrette e disarmonie gestuali.
La psicomotricità come strumento di intervento
La psicomotricità è una disciplina pedagogico-terapeutica nata in Francia a metà del XX secolo e diffusasi in Italia dagli anni ’70. Mira a sviluppare una connessione armonica tra mente e corpo, valorizzando la globalità del bambino attraverso il movimento, il gioco e la relazione.

Viene utilizzata soprattutto nei seguenti stadi dell’infanzia:
- Prima infanzia (0-2 anni);
- Seconda infanzia (2-6 anni);
- Terza infanzia o fanciullezza (6-10 anni).
Psicomotricità e inclusione
La psicomotricità si rivela particolarmente utile nei bambini con:
- Ritardo motorio;
- Disturbi specifici dell’apprendimento (DSA);
- Bisogni educativi speciali (BES);
- Disabilità visive o uditive;
- Paralisi cerebrale infantile.
Attraverso un approccio ludico e relazionale, favorisce l’integrazione e l’espressione del sé, anche nei casi di disabilità complesse.
Circuiti psicomotori: come stimolare attenzione e apprendimento
Per attrarre l’attenzione del bambino, è fondamentale strutturare percorsi psicomotori coinvolgenti, utilizzando materiali colorati e stimolanti come:
- Cerchi, palloni, ostacoli, funi, bacchette, materassini;
- Paracadute psicomotorio, coni e cinesini per delimitare gli spazi;
- Stimoli acustici (fischietti, musica) per rafforzare la coordinazione ritmica.
L’utilizzo di colori accesi (rosso, giallo, blu, verde) agisce come analizzatore visivo, stimolando l’immaginazione e il coinvolgimento emotivo del bambino.
Emozioni, empatia e neuroni specchio
Il ruolo dell’insegnante è centrale: deve essere empatico, attento, capace di decodificare le emozioni e sostenere il bambino nella relazione. Questo favorisce l’attivazione dei neuroni specchio, fondamentali per l’apprendimento attraverso imitazione e relazione. La motivazione nasce quando il bambino si sente compreso, accolto e libero di esprimersi nel gioco.
Conclusioni
Le turbe psicomotorie, se riconosciute e affrontate con interventi mirati, possono essere efficacemente trattate attraverso un’attività psicomotoria ben strutturata. È essenziale che l’educatore o il terapista crei ambienti stimolanti, empatici e rispettosi dei tempi del bambino, dove lo sviluppo motorio, cognitivo e affettivo possano integrarsi armonicamente.
Riferimenti Bibliografici
- Sabbadini, L. – Psicomotricità educativa e preventiva. Edizioni Junior – 2011

