Spesso le discussioni sul talento sono insoddisfacenti: molti allenatori rispondono che un nuotatore di talento possiede una buona sensibilità in acqua, si muove in acqua facilmente, impara velocemente ed ha una buona resa di bracciata. 

Essere leggeri ed efficaci in acqua è importante e la maggior parte degli allenatori dedica un’ampia parte dell’allenamento a rendere i propri atleti “belli da vedere”, tuttavia la bellezza non è sufficiente! 


Il talento è spesso equiparato al fatto di essere semplicemente veloci, o peggio ancora viene attribuito ad ogni buona performance. Il talento spesso viene definito come una singola qualità che una persona o possiede o non possiede, e che determina chi avrà successo e chi non ne avrà.

Per esempio, un bambino di 10 anni veloce, viene considerato come talentuoso e dotato, mentre un bambino di 10 anni lento è considerato privo di talento e viene disincentivato. 
Il nuoto è pieno di ragazzi che erano piccole superstar a 10-12 anni e che hanno abbandonato lo sport a 14-16 anni, ma anche di ragazzi che arrancavano da giovani e che invece hanno perseverato e continuato a migliorare fino a raggiungere alti livelli qualitativi. 

Frequentemente i ragazzi più veloci da giovani sono quelli che hanno uno sviluppo biologico più precoce, sono più alti e più robusti rispetto ai loro coetanei, e vincono grazie a questo vantaggio temporaneo, quando questo vantaggio scompare, i successi arrivano con più fatica e spesso questi ragazzi abbandonano lo sport. 

Certe abilità, qualità comportamentali, abitudini, capacità e atteggiamenti che conducono al successo nel nuoto sono da ritenersi dei talenti. 

Questi talenti possono essere divisi in tre gruppi: qualità psicologiche, qualità fisiche e caratteristiche anatomiche. 

Alle qualità psicologiche appartengono: la grinta, la competitività, la concentrazione, la fiducia in sé stessi, l’autonomia, l’equilibrio, la tenacia e la perseveranza, l’alienabilità ed il coraggio. 
Le qualità fisiche sono: sensibilità all’acqua, capacità di recupero, resistenza, velocità, andatura; infine le caratteristiche anatomiche sono: la struttura fisica e la flessibilità. 

Quando osservi un bambino di 10 anni, è inevitabile cercare di prevedere come sarà a 16-18 anni. Se un bambino nuota velocemente, la domanda immediata è: perché? Cosa lo rende migliore degli altri? Questi vantaggi si manterranno nel tempo? Stai facendo attenzione a fornirgli gli strumenti per arrivare al successo a livello nazionale di domani? 
Invece occorre concentrarsi sul talento nel tempo, puntando ad uno sviluppo sostenibile. 

Tracciate le curve di miglioramento dei vostri atleti: migliorano tra una gara e l’altra? Da quali miglioramenti nella loro nuotata dipende il miglioramento cronometrico? Migliorano in tutti gli stili e in tutte le distanze di gara o in modo frammentario? 
Il motivo per cui bisogna concentrarsi sul lungo termine è che il presente ci dice poco o nulla. Non possiamo prevedere che ne sarà di un giovane nuotatore vedendolo a 10 anni, non importa quanto possa essere veloce. Un fenomeno di 10 anni può essere veloce rispetto alla propria fascia di età, ma probabilmente non lo sarà rispetto a dei seniores. La maturità biologica e quella psicologica sono indispensabili per arrivare a competere a livello internazionale. 

Avere talento per un atleta è naturalmente un vantaggio, ma la domanda cruciale è: come utilizzare questo vantaggio? 
Anche un bambino geneticamente predisposto ad una fenomenale capacità aerobica, ad esempio, non diventerà un grande fondista senza un consistente, prolungato allenamento aerobico. Ci vuole tempo per trasformare un buon nuotatore giovane in un buon nuotatore adulto, per trasformare quei germogli di talento in una grande capacità di prestazione. I nuotatori hanno bisogno di un allenatore in grado di individuare e sviluppare il talento. Non potete sperare che un talento si prenda cura di sé stesso.

A cura di

Dott.ssa Bernadette Anna Polito

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