Sarà capitato a tutti qualche volta di sentire qualcuno dire “ho la sciatica!”; ebbene, la “sciatica” è il nome volgare che diamo ad un disturbo del sistema neuromuscolare definito come Sciatalgia e, tra le possibili cause, esiste quella definita come sindrome del Piriforme.
Partiamo con ordine.

La sindrome del Piriforme è un disturbo neuromuscolare che insorge nel momento in cui il muscolo Piriforme va a comprimere o ad irritare il nervo sciatico (o nervo ischiatico). Il nervo ischiatico è il più voluminoso all’interno del nostro corpo, è formato dai rami ventrali di L4-S3 e innerva il bicipite femorale, il semimembranoso, il semitendinoso e il grande adduttore della coscia, dividendosi poi in nervo tibiale e nervo peroneo.
Il muscolo Piriforme invece origina a livello della superficie anterolaterale del sacro e si inserisce sul grande trocantere del femore, la sua funzione è quella di extrarotazione e abduzione dell’anca; inoltre, aiuta a preservare la stabilità e l’integrità dell’anca soprattutto durante la dinamica del passo.


La sintomatologia è molto comune ad altre condizioni che concorrono alla sciatalgia ( per esempio una compressione discale o un’ernia) e comprende fondamentalmente dolore che si irradia dal gluteo alla parte inferiore della gamba, alcune volte fino al piede, sotto forma di formicolio o di dolore intenso; il dolore si presenta soprattutto durante movimenti in cui il piriforme viene maggiormente coinvolto come per esempio correre, camminare e salire le scale e dopo lunghi periodi in posizione seduta.

Le cause precise della sindrome del piriforme non sono chiare ma esistono alcune ipotesi che possono concorrere alla stessa e sono: spasmo del muscolo piriforme dovuto ad un evento traumatico o ad uno sforzo eccessivo, ipertrofia del piriforme, anomalie a carico dei nervi, iperlordosi lombare, eccessiva attività fisica e fibrosi in seguito ad un trauma; un’ulteriore causa potrebbe essere di tipo posturale, in quanto può essere un meccanismo di adattamento ad un’eccessiva pronazione del piede.

Tra le forme di trattamento, oltre alla terapia farmacologica e, nei casi peggiori, l’intervento chirurgico, gioca un ruolo importante l’attività fisica adattata con lo scopo di alleviare la compressione del nervo ischiatico. È utile, inoltre, cercare di evitare per il momento tutti quei movimenti che causano dolore ed evitare le attività che posseggono una componente molto ciclica del movimento a livello degli arti inferiori come per esempio il ciclismo, il trekking, il canottaggio ecc.

Lo scopo principale dell’attività motoria adattata è quello di rafforzare e praticare lo stretching della muscolatura interessata a questa sindrome (gli adduttori ed estensori dell’anca, il gluteo ecc.) cercando di correggere eventuali vizi posturali concorrenti come la già citata iperlordosi lombare e la pronazione del piede; è importante quindi un approccio più globale dell’arto inferiore e del rachide, in modo da garantire un riequilibrio muscolare e una buona flessibilità. Per quanto riguarda lo stretching, di seguito vi porto un paio di esempi di allungamento del gluteo e del piriforme:

  • Stretching monolaterale del gluteo: dalla posizione supina a gambe estese si flette il ginocchio destro senza sollevarlo ma facendo strisciare il tallone, si porta quindi il ginocchio al petto afferrandolo sotto il cavo popliteo e si mantiene la posizione. Concluso l’esercizio, si riporta lentamente la gamba in posizione estesa e si ripete dall’altro lato. È possibile modificare questo esercizio in forma bilaterale oppure in stazione eretta, aiutandosi con la spalliera;
  • Stretching del piriforme: si parte in posizione di decubito laterale destro, gamba destra estesa e sinistra flessa, la mano destra appoggiata al ginocchio sinistro che poggia sul terreno. Si effettua quindi una rotazione del busto, spalle e testa dalla parte opposta fino al raggiungimento della posizione di tensione sopportabile a livello del gluteo; nel mentre, la mano destra impedisce al ginocchio sinistro di staccarsi da terra. Si mantiene la posizione il tempo necessario all’allungamento e infine si torna in decubito laterale ruotando per prima cosa busto, spalle e testa ed infine estendendo la gamba sinistra. Si ripete dall’altro lato. Se si sente dolore all’inguine durante questa esecuzione, è possibile praticare questo esercizio in posizione eretta, aiutandosi con uno sgabello.


Riferimenti bibliografici
Martini-Timmons-Tallitsch – Anatomia Umana, EdiSES, VI edizione – 2015;

A cura di
Dott. Matteo Tarolli

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