Nella vita quotidiana e soprattutto nello sport, ci si chiede se il talento rappresenti un dono naturale e se, di conseguenza, faccia parte del patrimonio genetico o se debba essere inteso come una condizione determinata da applicazione, duro lavoro, situazioni ambientali stimolanti ecc.…
Il talento, in un’unica parola, è identificabile come “il potenziale di un individuo in merito ad una qualsiasi attività dipendente da molteplici variabili” (comportamentali, psicologiche, sociologiche, morfologiche, fisiologiche e culturali).

Solo attraverso una complessa e sana interazione di questi costrutti diventa possibile l’acquisizione di un alto livello di expertise nello sport (Singer & Janelle, 1999).


Secondo Joch ha talento, oppure è un talento, colui che, sulla base di disposizioni, della disponibilità alla prestazione e delle possibilità che gli sono state offerte dall’ambiente nel quale vive, ottiene risultati prestativi superiori alla media della sua età, ma suscettibili di sviluppo. Tali risultati rappresentano il prodotto di un processo attivo di trasformazione pedagogicamente guidato e controllato intenzionalmente attraverso l’allenamento, che è orientato in modo determinato verso quell’elevato livello di prestazione sportiva che dovrà essere raggiunto successivamente.

Ma chi sarà il prossimo Tiger Woods, Michael Jordan o Venus Williams?

Molti genitori credono che, data la giusta quantità di allenamento, di coaching e di perseveranza, potrebbe essere loro figlio. C’è una certa mistica sugli atleti di talento, sia che siano amatoriali, olimpici o professionisti, a causa della loro capacità sportiva e delle loro abilità. Non è un percorso facile arrivare al successo, e pochi realizzano questo sogno al livello più alto.

Da una prospettiva scientifica, la ricerca dell’eccellenza in ambito sportivo può essere suddivisa in 4 fasi chiave (Russell, 1989; Borms, 1996):

  • Scoperta: si riferisce al riconoscere potenziali giovani che non sono attualmente coinvolti nello sport in questione;
  • Identificazione;
  • Selezione: la scelta dell’individuo più appropriato (o gruppo di individui) per svolgere il compito all’interno di un contesto specifico, in particolar modo negli sport di squadra;
  • Sviluppo.

La previsione del successo negli sport è una sfida a qualsiasi età, perché tanti fattori influenzano le prestazioni a lungo termine. Quando i bambini sono piccoli, è molto difficile determinare se hanno il giusto fattore fisico, psicologico e sociologico per essere atleti di alto livello. Se a questo aggiungiamo i risultati imprevedibili della crescita e dello sviluppo attraverso la pubertà e tentiamo di prevedere con precisione i livelli di performance futuri degli atleti, ci troviamo come giocare alla lotteria.

L’identificazione e lo sviluppo del talento

Oggi l’identificazione del talento (TI) è divenuto indubbiamente un grande business dove i ricercatori, assieme ai coach ed agli agenti, cercano in continuazione di trovare metodi efficienti per identificare i migliori performers del futuro. Il TI può essere definito come un processo per riconoscere gli atleti con un potenziale adeguato a diventare sportivi d’élite (Williams & Reilly, 2000).

Lo sviluppo del talento (TD) invece, mira a creare un ambiente di apprendimento il più appropriato possibile per permettere, a coloro selezionati, di realizzare e consolidare il proprio potenziale (Reilly, Bangsbo, & Franks, 2000a). Quest’ultimo si riferisce, quindi, all’insieme di processi a lungo termine che mirano al miglioramento del livello prestativo.

Come già detto, le strategie e le metodiche di promozione del talento sportivo stanno prendendo sempre più piede in quanto, per rimanere competitivi, i club mirano ad investire quantità significative di denaro nel tentativo di scovare e coltivare giocatori potenzialmente d’élite.

Attraverso queste strategie, le società sportive hanno anche un ritorno economico, concentrano, infatti, le spese per lo sviluppo di un numero minore di giocatori e ciò garantisce una gestione più oculata delle loro risorse; questo avviene anche attraverso le future vendite dei cartellini a squadre più blasonate che consentono introiti supplementari.
La necessità di una tempestiva e corretta selezione dei talenti sportivi è dovuta al fatto che prestazioni sportive assolute di massimo livello possono essere raggiunte solo attraverso una preparazione sistematica a lungo termine che dura da 6 a 10 anni. Ciò vuol dire che se nelle diverse discipline sportive si vuole raggiungere la massima prestazione al momento giusto, vi deve essere un periodo adeguato di allenamento.

Ma quali sono i fattori che influenzano il talento?

In qualsiasi processo di identificazione e sviluppo del talento (TID) debbono essere presi in considerazione vari fattori che determinano l’iter motorio e, conseguentemente, la prestazione dell’atleta al fine di raggiungere risultati importanti:

  • Fattori antropometrici;
  • Fattori fisici e fisiologici;
  • Fattori tecnici e cognitivo-motori;
  • Fattori socioaffettivi e psicologici;
  • Fattori sulla performance.

I fattori antropometrici riguardano tutti quei dati sulla composizione e sulla costituzione corporea dell’atleta come: statura, peso, BMI, proporzioni dei segmenti ecc. Quelli fisiologici e fisici sono VO2max, capacità anaerobiche ed aerobiche, mobilità articolare e gli elementi delle capacità motorie (forza, velocità e resistenza).
I fattori tecnici e cognitivo-motori consistono in tutte le abilità motorie necessarie per adempiere ai presupposti della disciplina di riferimento come: equilibrio, differenziazione cinestesica, ritmizzazione ecc. Nel quarto punto (fattori socioaffettivi e psicologici) rientrano molti elementi fondamentali come tutte quelle caratteristiche comportamentali, psicologiche e sociali quali l’impegno, la motivazione, la capacità di superare lo stress, lo stile di vita, il rapporto con l’allenatore, il background socio-economico ecc.

Ecco alcune problematiche d’identificazione e di sviluppo del talento

  • Specializzazione precoce: una delle principali problematiche che si verifica spesso nello sport giovanile e, nella prima decade di approccio sportivo, riguarda la specializzazione precoce. Si è visto come, la specializzazione precoce in ambito sportivo possa essere deleteria per l’atleta, eccetto in quelle discipline caratterizzate da un altissimo contenuto tecnico come la ginnastica artistica.

Negli sport di squadra come il calcio, il basket, l’hockey ed il rugby infatti, la specializzazione non dovrebbe avvenire prima dei 16 anni (Ward, Hodges, Starkes and Williams, 2002) poiché, la gamma limitata di costrutti motori a disposizione durante la prima specializzazione sportiva, può potenzialmente limitare lo sviluppo generale delle abilità motorie anche nelle fasi successive.

Barynina e Vaitsekhovskii, inoltre, hanno visto come gli atleti d’élite che si specializzano precocemente abbiano una carriera meno duratura rispetto ad altri atleti, sempre di alto livello, che non sono sottoposti a specializzazione precoce.

  • Selezione precoce basata sulle caratteristiche fisiche e sui risultati: modelli di TI basati principalmente (o esclusivamente) sulle caratteristiche fisiche, antropometriche e fisiologiche, come criterio per la selezione, ignorano il fatto che la performance può essere la risultante di un’ampia gamma di fattori, molti dei quali possono variare col tempo. Purtroppo, questo modello è uno dei metodi di selezione ed identificazione più utilizzati in ambito giovanile, soprattutto negli sport di squadra, in quanto più economici e più rapidi. Nonostante le ricerche scientifiche (Wong et al, 2009) hanno dimostrato che esistono correlazioni tra qualità fisiche e performance più elevata avviene, in questo modo, una selezione dei più maturi poiché avvantaggiati fisicamente (selezione di maturità e non di talento). Il tutto senza, inoltre, tener conto dello sviluppo a lungo termine di questi individui che, essendo in un primo momento facilitati dalla propria struttura fisica, tenderanno poi ad essere più soggetti a dropout.
  • Trascurare le caratteristiche psicologiche: la ricerca ha dimostrato che adottare dei comportamenti psicologici adeguati inerenti la motivazione, l’autostima, la concentrazione, l’impegno ecc.., stabiliscono dei traguardi realistici e, inoltre, l’auto-rafforzamento è cruciale per permettere ai performers, che si stanno sviluppando, di far fronte ai periodi di instabilità che incontreranno durante il proprio iter sportivo. In effetti, gli atleti che adottano questi atteggiamenti possono raggiungere dei livelli di performance più efficienti e stabili e, di conseguenza, questi assicurano l’espressione del potenziale del soggetto in questione.

È sempre più avvalorata la tesi che un atleta di talento, sia esso giovane o senior, debba possedere, per essere tale, una forte personalità che faciliti l’apprendimento, l’allenamento e il superamento di ostacoli lungo la propria carriera per non cedere al drop-out. Anche altri fattori meno estrinseci possono giocare un ruolo importante nell’espressione delle massime capacità prestative nell’atleta, ad esempio, quelli riguardanti il timore di infortunarsi che sembra essere più elevato nei soggetti in cui lo stato d’ansia è maggiore e ciò, conseguentemente, comporta una minore fiducia nelle proprie competenze motorie.

Riassumendo, si sottolinea come il talento in qualsiasi area di performance sia multidimensionale e non lineare. Infatti, numerosi sono i processi interattivi e compensatori che prendono posto all’interno di una molteplicità di variabili, che includono: fattori fisici, fisiologici, motori, sociologici, psicologici ed ambientali. Quindi, i tradizionali programmi TI che identificano il “talentuoso” attraverso su una gamma limitata di singoli fattori, potrebbero essere mancanti del potere sensitivo e di previsione e, quindi, eliminare prematuramente molti potenziali giovani talentuosi.

Riferimenti Bibliografici
Abbott A., et al –  Eliminating the Dichotomy Between Theory and Practice in Talent Identification and Development: Considering the Role of Psychology – 2004;

Baker, J. – Early Specialization in Youth Sport: a Requirement for Adult Expertise? High Ability Studies – 2003;

Dalton S. E. – Overuse Injuries in Adolescent Athletes. Sports Medicine – 1992;

Mahon, T. – Linking Promise to the Podium: Talent Identification and Development (TID) in New Zealand. A Report to SPARC’s Board From the TID Taskforce Into Potential. New Zealand Academy of Sport, Wellington – 2004;

A cura di
Dott. Gianmaria Celia e Dott.ssa Marta Doria

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