La misurazione del lattato permette di individuare la soglia anaerobica.
Durante l’esercizio non c’è una relazione biunivoca tra il lattato del muscolo e il lattato nel sangue, ma la concentrazione di lattato nel sangue offre un’indicazione indiretta ma riproducibile della capacità aerobica dei muscoli che stanno lavorando. Pertanto, le curve di accumulo del lattato possono essere usate per valutare le variazioni della forma fisica aerobica.
Come ormai appreso, quando si valuta un soggetto è necessaria un’attenta standardizzazione dei test. Il protocollo prevede che il soggetto debba arrivare in laboratorio riposato (ovvero senza aver eseguito un esercizio faticoso nelle 24-48 ore precedenti), deve essere bene idratato e devono essere passate almeno 3 ore dall’ultimo pasto, il quale deve essere leggero e a base di carboidrati.
Non è necessario alcun tipo di riscaldamento, se non alcuni esercizi di stretching: questo perché l’intensità iniziale dell’esercizio non dovrebbe richiedere più del 40% del VO2max.
In cosa consiste il Test?
Il test consiste nell’eseguire un esercizio con un ergometro (nastro trasportatore, cicloergometro, ergometro vogatore) con l’intensità che viene aumentata ogni 4 minuti fino a che il soggetto non raggiunge o si avvicina all’esaurimento.
Il lattato è misurato su campioni di sangue ottenuti alla fine di ogni periodo di 4 minuti.
È importante che l’intensità dell’esercizio scelto, per il primo gradino del test, sia sufficientemente bassa da non determinare un lattato ematico notevolmente elevato al di sopra del valore a riposo.
In genere si ricorre a prelievo di sangue capillare dal polpastrello per sicurezza e facilità, ma alcuni laboratori preferiscono il prelievo dal lobo di un orecchio.
I campioni di sangue capillare sono ottenuti a riposo, più di 2 ore dopo un esercizio precedente, ed immediatamente dopo ogni periodo di 4 minuti: questo vuol dire, dopo le misure cardiorespiratorie, ma prima di aumentare l’intensità dell’esercizio.
Al termine si deve costruire un grafico che metta in relazione l’intensità dell’esercizio con il lattato ematico.
I motivi per cui è stato scelto questo protocollo sono 3:
- Di solito sono necessari 5/8 campioni di sangue;
- È necessario un periodo di tempo minimo;
- Ogni fase dell’esercizio è sufficientemente lunga per effettuare le misure del consumo di ossigeno e della frequenza cardiaca allo stato stazionario, così da poter valutare l’economia dell’esercizio e prescrivere l’allenamento.
Riferimenti bibliografici
Winter E.M., Jones A.M. et al – Test per lo Sport e l’Attività Fisica – Linee Guida per Test Fisiologico-Sportivi e Clinico-Fisiologici – Calzetti Mariucci – 2010;
A cura di
Dott.ssa Marta Doria e Dott. Gianmaria Celia
Commenta con Facebook